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ANALISI DE «LA LINEA DI SANGUE DEL SANTO GRAAL» DI LAURENCE GARDNER
Dario Chioli
Un amico mi ha prestato La linea di sangue del Santo Graal (Bloodline of the Holy Graal) di Laurence Gardner (Newton Compton, Roma, 1997), che è una delle peggiori mistificazioni in cui mi sia imbattuto ultimamente. Può tuttavia essere interessante analizzarne una parte per constatare com’è stato scritto.
Laurence Gardner, che sarebbe «Priore della Celtic Church's Sacred Kindred di St. Columbia», genealogista, «Storiografo Reale Giacobita» e altre altisonanti cose, pretende di ricostruire una linea dinastica che condurrebbe da una presunta figliolanza di Gesù e Maria Maddalena alla casata degli Stewart (Stuart)... Naturalmente i poteri laici e religiosi (soprattutto il Vaticano) si sarebbero coalizzati per secoli per nascondere questa eccezionale verità che manderebbe a ramengo l'ordine costituito...
Per sostenere questa tesi non di poco conto, Gardner riporta una ricca serie di dati, la cui attendibilità tuttavia è, nei punti critici che dovrebbero sostenere la sua tesi, più che sospetta.
Mostrerò, a dimostrazione di quanto affermo, alcuni esempi tratti dai primi capitoli, che trattano più specificamente della vicenda di Gesù e dei primi cristiani.
Mi asterrò invece dal verificare i quadri genealogici che costellano il libro, essendo consapevole che i genealogisti hanno nei secoli costruito tante di quelle false genealogie a vantaggio di questo o di quello che pretendere di stabilire una verità oggettiva sarebbe da folle, soprattutto una volta constatata la scarsa serietà dell'opera.
Capitolo I. Origini della linea di sangue
P. 9 - La linea di sangue del Graal inizierebbe con i parenti di Gesù, i Desposynoi.
Ma che questo fosse “un titolo consacrato e riservato esclusivamente a coloro che appartenevano alla stessa stirpe di Gesù” è una forzatura senza basi storiche. Desposynos è un semplice aggettivo greco significante “del signore [despotes]”. Certamente nel contesto indicava i parenti del Signore, ma nulla più.
Pp. 17-21 - L’identificazione di Giuseppe con l’egiziano Yuya è soltanto un’ipotesi senza prove e l’identificazione di Mosè con Akhenaton è solo una mistificazione in mala fede. Non basta avere qualche dato egiziano e qualche dato ebraico per poterli fare corrispondere a viva forza violentando i documenti.
Di tutta questa tesi che sarebbe di non poca importanza non è citata alcuna prova. Le fonti in nota sono relative solo a questioni secondarie e non direttamente attinenti alla tesi sostenuta.
Capitolo II. Al principio
P. 24 - Che il nome Jehovah sia una “anglicizzata traslitterazione di Yahweh” fa sorridere; è risaputo che la trascrizione Jehovah/Yehowah deriva dall’intercalazione dei punti vocalici di Adonày (Mio Signore) con le consonanti del Tetragramma (YHWH), un modo per indicare di pronunciare Adonày, visto che il Tetragramma non poteva essere pronunciato. La stessa vocalizzazione Yahweh è una, pur possibilissima, ipotesi filologica moderna, dato che il testo sacro non riporta i punti vocalici, e questi furono apposti tardivamente e non sono peraltro parte del testo sacro.
L’interpretazione che Gardner fa del Tetragramma YHWH, poi, mescola il politeismo e l’interpretazione cabalistica; cioè, è ben vero che le due H in alcune tradizioni vengono viste come Madre e Figlia, la Y e la W come Padre e Figlio; ma non è certo consueto che le due H siano riferite ad Asherah ed Anath, cosa di per sé blasfema per un ebreo, a meno che non la interpreti in modo estremamente particolare, e con strumenti che a Gardner non appartengono.
P. 25 - Che Lilith rappresenti “l’etica fondamentale dell’opportunità femminile” non è cosa molto chiara. Nelle tradizioni ebraiche è una demonessa alata, l’interpretazione astrologico-femminista è occidentale e moderna e certo non ebraica.
La ricostruzione di come venne costituito il canone biblico ebraico è fantasiosa. I libri furono integrati nel canone a più riprese sulla base del consenso dei dotti religiosi, e non si pensò affatto che i profeti avessero sbagliato previsione. Di ciò non v’è traccia in nessun luogo. Le uniche esitazioni di cui c’è memoria riguardano l’Ecclesiaste, per il suo apparente pessimismo, e il Cantico dei Cantici, per l’esaltazione dell’amore sessuale, di cui però Rabbì `Aqivà disse che, “se gli altri libri erano santi, il Cantico dei Cantici era santissimo”, e la questione finì lì.
Quanto affermato in nota 9, che «Altre sacre scritture ebraiche sono la Mishnah e il Talmud» è una stupidaggine. Il Talmud, e l’inclusa Mishnah, stanno alla Bibbia ebraica come gli scritti dei dottori della Chiesa alla Bibbia cristiana.
Pp. 34-35 - Non ho letto il testo di Barbara Thiering (Jesus the Man, Doubleday/Transworld, Londra, 1992), ma l’interpretazione che qui se ne riporta di alcuni termini dei Vangeli è senz’altro forzata. Le parole di Gesù nei Vangeli sono conformi alle modalità di insegnamento proprie dell’epoca e riscontrabili anche nel Talmud, dove non appare affatto tutta questa fissazione crittografica sostenuta dalla Thiering e da Gardner. O per lo meno non si può generalizzare; non è che perché una parola viene talvolta usata con un certo significato, questo debba succedere sempre e con tutte le parole.
P. 36 - Che tra gli esseni vi fosse istituzionalmente un Satana che tentava “le aspiranti al nubilato” farebbe piacere sapere da dove salta fuori, oltre che, pare, da Barbara Thiering.
Capitolo III. Gesù, figlio dell’uomo
Pp. 38-39 - A parte le consuete tirate contro la Chiesa cattolica, a proposito della concezione verginale di Maria (che Gardner da ignorante qual è confonde con l’Immacolata Concezione, che è tutt’altra cosa), a Gardner non fa comodo rilevare, se pur lo sa, che, di là dalla tarda proclamazione dogmatica, tale tesi era talmente diffusa che è confluita anche nel Corano ed è sostenuta abitualmente dai musulmani oltre che da ortodossi e cattolici. Pertanto la tesi non può risalire a dopo il VII secolo e, dato che simili idee ci mettono parecchio tempo ad affermarsi, non è affatto storicamente improbabile che la tradizione sia stata ammessa già all’epoca evangelica.
Di “Immacolata Concezione di Gesù” parla ovviamente solo Gardner, per la sua confusione tra Immacolata Concezione e verginità mariana.
P. 42 - Che Nazareth non esistesse all’epoca di Gesù è tesi tutt’altro che sicura.
Pp. 43-44 - Che tale Fleetwood sostenesse che Gabriele non era un angelo, ma un titolo, non fa gran differenza, visto che la funzione dell’arcangelo Gabriele nelle rivelazioni monoteistiche è ben nota (ivi incluso Muhammad).
Che gli esseni usassero i nomi degli arcangeli sembra sostenuto dalla nota 13, che cita Giuseppe Flavio, ma nel passo citato Giuseppe Flavio non parla affatto di ciò.
In realtà tutte queste stupidaggini sembra che Laurence Gardner le abbia tratte, non so con quanta fedeltà, dal libro di Barbara Thiering.
Così pure la descrizione di primo e secondo matrimonio e di norme dinastiche particolari è tratta anch’essa da Thiering.
La nota 20 che sembrerebbe supportare la tesi con Giuseppe Flavio, non c’entra nulla; le Guerre Giudaiche parlano delle consuetudini di una certa setta di esseni, nient’affatto di “consuetudini dinastiche” o simili.
P. 45 - Che la scelta definitiva dei quattro Vangeli risalga al Concilio di Trento è affermazione di una tale enormità da lasciare sbigottiti; se non altro perché la Vulgata di San Girolamo (morto nel 420) che ha costituito per secoli il testo liturgico ufficiale non ne riporta altri; ma anche in considerazione del fatto che si sa benissimo che la scelta è stata invece formalizzata nei sinodi di Roma del 382, di Ippona del 393 e di Cartagine del 397 e 419, mentre già il Frammento Muratoriano della metà del II secolo accettava i quattro vangeli canonici e proscriveva gli altri. Il Concilio di Trento ha solo trasformato in dogma quanto la tradizione aveva tramandato per più di mille anni e il Concilio di Firenze aveva riaffermato nel 1441.
P. 48 - Gabriele non significa affatto “uomo di Dio”, bensì “forza di Dio”.
Che vi fossero dispute tra sostenitori di Giacomo e Gesù è verosimilmente un’invenzione o della Thiering o di Gardner, di cui non v’è traccia storica. Caso mai si trovano tracce di dispute tra ellenisti e conservatori nelle lettere di Paolo ed è noto un conflitto risoltosi a suo favore circa la non necessità della circoncisione. Che è una cosa nient’affatto occulta e tutt’affatto diversa.
Capitolo IV. La prima missione
Qui la follia raggiunge ulteriori vertici.
L’identificazione di Simon Mago con Simone Zelota e di Tommaso col principe Filippo potrebbe essere interessante se non fosse inventata di sana pianta, e così è di tutto il resto.
Sfugge poi al mio debole intendimento come Giuda il Galileo, se è da identificarsi con un Giuda Sicario, o Sicariote, che sarebbe tutt’uno con Giuda Iscariote, possa essere morto, come vien detto in nota 8, nel 6 dopo Cristo. Sarebbe morto quando Cristo, secondo la cronologia adottata da Gardner stesso, avrebbe avuto 13 anni, e lo avrebbe tradito e si sarebbe impiccato vent’anni prima che fosse condannato...
Del resto che Iscariote possa derivare da Sicariote è solo una ipotesi filologica. L’ipotesi etimologica più probabile è che derivi da “Ish-Qeri’ôth”, “uomo di Qeri’ôth”, che fu una città presso il Mar Morto.
Capitolo V. Gesù il Messia
Un romanzo.
P. 65 - L’«immaginario anno 0» è appunto immaginario, nel senso che nessuno l’ha mai inventato. Il sistema cronologico in uso ancora attualmente, si sa, è sbagliato di almeno quattro anni, e fors’anche di sette, in ragione di un errore di calcolo dei cronologi medioevali. Ma questo non ha a che vedere con il calendario lunare ebraico, che lunare peraltro non è, bensì lunisolare. Neppure c’entra il calendario giuliano, che sbaglia suppergiù pochissimo meno di un giorno ogni quattro anni (per questo nel gregoriano un anno ogni quattro - tranne i secolari se non divisibili per 400 - è bisestile). Tutta la tirata del capitolo, p. 65, e della nota 7, circa il fatto che errori di calendario possano portare a una previsione sbagliata di 7 anni, risulta dunque alquanto confusa.
Pp. 66-67 - L’identificazione di Simone Zelota con Lazzaro, è un capolavoro di agilità e di inventiva. Lo scopo inconfessato sembra più che altro quello di negare i miracoli di Gesù.
P. 68 - Se Gesù era un esseno come Gardner dà per scontato, non è sicuro allora l’obbligo a sposarsi, visto che si sa benissimo che la maggior parte degli esseni erano celibi. Quanto agli obblighi dinastici, anche qui non c’è alcuna prova di questa cosa.
Pp. 72-74 - La storia del matrimonio tra Gesù e Maria Maddalena è probabilmente ripresa pari pari da quell’altra mistificazione che è The Holy Blood and the Holy Grail di Baigent, Leigh e Lincoln, mistificatori che a loro volta hanno inventata una dinastia merovingia emanante da Gesù e Maddalena, utilizzando a loro volta fonti mistificanti e addirittura inesistenti.
Le citazioni da Clemente Alessandrino sono completamente stravolte. Infatti Clemente si riferisce a scritti gnostici di cui afferma l’inattendibilità anche qualora, per caso, contengano cose vere; non già che si debbano sopprimere brani dei Vangeli canonici.
La dimostrazione poi che Maddalena fosse incinta di Gesù semplicemente non esiste; è, a esser generosi, una supposizione.
E così via...
Riflessione conclusiva
Non è il caso di proseguire oltre nell’analisi.
Se ben capisco, tutta l’opera si basa sulle falsificazioni di Barbara Thiering e di Baigent, Leigh e Lincoln, dando prove storiche per i particolari insignificanti, ma omettendole completamente - perché non ci sono - per le interpretazioni importanti.
L’unico fine di tali opere può essere il desiderio di far soldi e di creare confusione. Non so e non m’interessa quanto possa entrarci il desiderio di qualche nobilotto decaduto di ridar lustro alla propria casata (il libro sostiene un’idea di America monarchica, e che George Washington avrebbe a suo tempo offerto la corona d’America a un discendente degli Stuart). Se però così fosse, anziché lustro, avrebbe ottenuto soltanto il ridicolo, almeno agli occhi di chi mantiene un po’ di senso critico.
Certamente chi compie queste operazioni dimostra una assoluta mancanza di buonsenso o di onestà, o di tutt’e due.
Un effetto molto negativo è che, nella generalizzata incultura relativa alle origini del cristianesimo, opere del genere creano ulteriore confusione e contribuiscono a diffondere nozioni completamente erronee, prive di ogni base, come l’opinione che Gesù fosse esseno, o che se n’andasse vivo in Kashmir (complici in questo anche la setta islamica degli Ahmadiyya - considerata eretica dagli altri musulmani - e Sai Baba), o che tutto quanto lo riguarda sia avvolto dal Vaticano in chissà quale deliberato mistero (fissazione questa propria ovviamente di certi scrittorelli di origine protestante).
Effetto ultimo e non certo il minore, è che chi segue tali storie s’appassioni e venga coinvolto in una visione del cristianesimo che di spirituale non ha più nulla e che anzi, giocando sui suoi automatismi di pensiero e di immaginazione, gli renderà ancor più inaccessibili - sigillum Antichristi - le porte della percezione interiore.
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