domenica 21 dicembre 2008

NON ESISTE NESSUNA LEGGENDA ANTICA SUI MEROVINGI COME DISCENDENTI DI GESU' E MADDALENA

CENTRO CONTRO LE ERESIE SUL SANTO GRAAL

NON ESISTE NESSUNA LEGGENDA ANTICA SUI MEROVINGI COME DISCENDENTI DI GESU' E MADDALENA

Antares666 dice che esiste una leggenda antica che racconta che i Merovingi
discendono da M.Maddalena, ma da uteriori studi posiamo affermare che non è vero.
Infatti le leggende sulla Maddalena in Francia sono tardive, e comunque non accennno ai merovingi,
ma parlano di una santa ch visse in penitenza.

****************************************************************

S.M.MADDALENA-STORICAMENTE VISSE E MORI' AD EFESO
ANCORA ESISTE LA SUA TOMBA-S.GREGORIO DA TOURS LA VISITO' E SCRISSSE DI QUESTO.
S.Gregorio da Tours mort il 594 , viveva in Francia e frequentava la corte dei Franchi di cui scrisse libri,i Franchi sono i figli dei Merovingi,ora chi meglio di S.Gregorio da Tours, poteva saperre se S.M.Maddalena visse in Francia?
Le leggende delle S.Marie del mare non hanno nessun fondamento,sono tardive,inventate dai provenzali,dopo i presunti ritrovamenti dei resti di S.M.Maddalena,siccome da Efeso erea stata spostata a Costantinopoli e poi forse a Marsiglia, quando i crociati cercavano di salvare le relique dal saccheggio dei musulmani.
La "leggenda" dello sbarco nella Francia meridionale della Maddalena e di altre due Marie, episodio che avrebbe dato il nome al piccolo villaggio provenzale Les Saintes Maries de la Mer, cominciò invece a circolare nel IX secolo. Per motivi più prosaici che spirituali, i benedettini dell'Abbazia di Vézelay in Borgona iniziarono ad asserire di custodire il corpo della Santa, allo scopo di ravvivarne il culto e di promuovere così i pellegrinaggi. Nel 1265-67 i monaci nella basilica ormai ribattezzata col nome della Santa organizzarono l'ostensione e la traslazione dei presunti resti della Maddalena, facendo fiorire tutta una letteratura agiografica relativa alla Maddalena e al lancio del suo culto religioso in Francia e in Italia.

Ma di lei come sposa di Gesù nessun accenno venne mai fatto se non dalla fine dell'ottocento. "In pratica, nasce nella "controcultura" parigina di fine Ottocento formata da artisti contestatori, spesso impegnati nell'occultismo, che volevano scuotere le convenzioni. Per esempio, nel 1888 fu rappresentata a Parigi l'opera L'amante du Christ scritta da Darzens e l'amante era naturalmente la Maddalena".

"E' una figura chiave. La più vicina a Gesù. Dunque, "aggiustare" lo status della Maddalena significava, per riflesso, "aggiustare" anche la figura di Gesù. Nel 1896 fu pubblicato il Vangelo di Maria (Maddalena), un apocrifo importante che rafforzò il femminismo. Nei quadri, nei romanzi, la Maddalena divenne una femme fatale. Lawrence, autore de L'amante di Lady Chatterley, scrisse un racconto sulla Maddalena e Gesù intitolato Il risorto, pieno di doppi sensi."

Il Santo Graal come grembo della Maddalena è idea moderna con una precisa origine .Fu elaborata dalla più celebre società magica dei primi del Novecento, l'Alba Dorata, che aveva sedi a Parigi e Londra. Ben frequentata, molto chic, le sue dottrine s'ispiravano alla gnosi. Sosteneva che ogni aspetto maschile andava bilanciato con uno femminile, il "femminino sacro". Gli adepti inventarono meditazioni collegando la femminità al Graal dove appare un'Iside che dice "Io sono la coppa del Graal, io porto il sangue regale"."



L'interesse sulla Maddalena come sposa di Gesù viene quando è iniziata la caccia all'apocrifo più clamoroso, una caccia che ha costruito carriere importanti. Arrivò il Sessantotto, i Jesus Freaks, Jesus Christ Superstar. E nel 1970 due libri: Gesù era sposato? di Phipps, che coinvolgeva la Maddalena. E Il mortale segreto dei templari dell'occultista Ambelain per il quale la sposa di Gesù non era la Maddalena ma Salomé. E il matrimonio era conosciuto dai Templari. Ovviamente. Ambelain e Phipps ispirarono 25 anni fa Il Santo Graal di Baigent e soci…

La storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.( Cesnur)

***************************************************************************************************************

NON ESISTE NESSUNA LEGGENDA ANTICA SUI MEROVINGI COME DISCENDENTI DI GESU' E MADDALENA

Il fatto che Gesù abbia avuto dei figli e si sia sposato non compare in nessun scritto medioevale in realtà, in qualsiasi dipinto raffigurante una donna con in braccio il figlio il bambino era sempre Gesù Cristo. La Bibbia non menziona mai il Graal, sono gli scrittori medioevali a creare la leggenda del Graal, secondo uno dei racconti medioevali esso contiene il sangue di Cristo. Secondo Lincoln e compagni il Graal non poteva che essere il ventre della moglie di Gesù, ritengono che sia Maria Maddalena che secondo una leggenda portò il Graal, il bambino, in Francia, in seguito una delle discendenti di Cristo sposò un re franco dando vita alla dinastia merovingia. Ancora questo grande segreto sarebbe stato protetto da una potente e oscura organizzazione: Il Priorato di Sion. Negli anni 70' Lincoln esamina alcuni documenti alla Bibliotheque National, la biblioteca nazionale francese, e trova dei dossier che presumibilmente dimostrano l'esistenza del Priorato, diventano noti come le Dossier secrets. Quando Lincoln li trovò erano in buono stato, riportavano tutta una genealogia dei merovingi, c'è una lista della confraternità di Sion, dei grandi maestri tra cui spiccano Leonardi da Vinci e Newton. E' evidente che sono dei falsi dovrebbero essere stati scritti con due macchine da scrivere diverse agli inizi degli anni 60'. Il priorato di Sion non è mai esistito, o meglio era stato creato da Pierre Plantard, ma il 7 maggio 1956, invece sia per Lincolm che per Dan Brown era nato nel 1099 e aveva un braccio armato addirittura: i templari. In realtà i templari nacquero a Gerusalemme per difendere i cristiani dagli islamici, per garantire i pellegrinaggi. Dall'inizio del XII secolo combattono nelle crociate per difendere la terra santa. Con il loro coraggio ottengono presto ammirazione e ricchezza e uccidendo per Cristo divengono una terribile macchina da guerra, combattevano audacemente ed erano temuti, quando arrivavano i mussulmani scappavano. Per molti secoli gli storici li hanno trascurati, così non essendo conosciuti erano un perfetto telaio per intesserci una storia. Così i templari vengono da Lincoln e Dan Brown considerati i guardiani del Graal.

Autori francesi come Franck Marie (1978), Jean-Luc Chaumeil (1979, 1984, 1992) e Pierre Jarnac (1985, 1988) non hanno mai preso sul serio Pierre Plantard e il Priorato di Sion, al contrario di Baigent, Lincoln e Leigh. Essi conclusero rapidamente che si trattava di una bufala, delineando i motivi del loro verdetto, e fornendo prove dettagliate che gli autori di Holy Blood non avevano riportato per esteso. Implicano inoltre che queste prove sono state ignorate da Baigent, Lincoln e Leigh allo scopo di sostenere la versione mitica della storia del Priorato, infatti Jean-Luc Chaumeil li aveva informati un anno prima della pubblicazione del loro libro della falsità di quei documenti. Scoprì come anche le pergamene erano state create, per autenticare la confraternita di Sion dovevano citarla nelle pergamene. Philippe de Chérisey, un marchese erudito, fu lui a creare le pergamene in accordo con Plantard, Jean-Luc Chaumeil trovò le pergamene originali con l'aggiunta importante che afferma che sono state scritte a mano da Philippe de Chérisey. D'altronde Jean-Luc Chaumeil ha trovato anche un documento di quaranta pagine una confessione di Philippe de Chérisey che spiega come hanno organizzato tutto. La confraternita di Sion esisteva ma fu fondata da Plantard e era composta da quattro o cinque membri. L'intero piano era stato architettato per rendere Plantard discendente al trono di Francia, per renderlo successore dei merovingi, Philippe de Chérisey lo aiutò per divertimento e Gerarde de Sedè lo aiutò con il suo libro, era tutta una burla creata ad arte.

Quando nel 1982 uscì il libro Il Santo Graal la burla iniziò a diventare seria, quello che interessava a Plantard era di risultare successore della dinastia merovingia, non di certo discendente di Cristo, fu così che disse che quel libro conteneva molte invenzioni, di cui la più grande è la discendenza di Cristo, affermando di non aver mai dichiarato di essere discendente di Cristo. Gerarde de Sedè scrisse un secondo libro in cui spiegava la burla da cui è nato tutto. D'altronde anche la storia della ricchezza del prete Bérenger Saunière di Rennes-le-Château, si scoprì derivante da altro, la risposta si trova nei diari del sacerdote esposti al museo di Rennes. Era diventato ricco vendendo indulgenze a ricchi nobili, la prova è nei suoi registri, ha venduto migliaia di indulgenze.

Nel 1989 Pierre Plantard cercò senza riuscirci di salvare la sua reputazione e il suo programma sostenendo che il Priorato di Sion era stato in realtà fondato nel 1681 a Rennes-le-Château. Nel settembre 1993, egli sostenne che Roger-Patrice Pelat era stato Grande Maestro del Priorato di Sion. Pelat era un amico dell'allora presidente francese François Mitterrand ed era al centro di uno scandalo che coinvolgeva il Primo Ministro francese Pierre Bérégovoy. Un tribunale francese ordinò una perquisizione nell'abitazione di Plantard, trovando molti documenti, inclusi alcuni che proclamavano Plantard come vero re di Francia. Sotto giuramento, Plantard ammise che aveva fabbricato tutto, compreso il coinvolgimento di Pelat con il Priorato di Sion. A Plantard venne ordinato di cessare e desistere da tutte le attività legate alla promozione del Priorato di Sion e visse lontano dai riflettori fino alla sua morte, avvenuta a Parigi il 3 febbraio 2000.http://www.cristiani.altervista.org/teologia/codice/introduzione.htm



http://groups.google.com/group/centro-contro-le-eresie-sul-santo-graal?hl=it

sabato 13 dicembre 2008

MADDALENA SUPERSTAR

RISCOPERTE Mentre esce un capolavoro sconosciuto del Seicento dedicato alla santa piu' scandalosa, Giovanni Pozzi ripercorre una leggenda sacra e profana
MADDALENA SUPERSTAR
Tre personaggi in uno: peccatrice, convertita, mistica

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ RISCOPERTE Mentre esce un capolavoro sconosciuto del Seicento dedicato alla santa piu' scandalosa, Giovanni Pozzi ripercorre una leggenda sacra e profana dal nostro inviato PAOLO DI STEFANO TITOLO: SUPERSTAR Tre personaggi in uno: peccatrice, convertita, mistica "Tutto comincio' dai Vangeli. Poi vennero le agiografie, i madrigali, i poemi barocchi e un curioso romanzo quello del nobile genovese Brignole Sale. Per narrare una vita prima libertina, poi casta, infine ascetica" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - NLUGANO obile per nascita, un' infanzia felice anche se vissuta severamente, poi la morte dei genitori. Maria Maddalena trascorre in liberta' gli "anni piu' bollenti". Una giovinezza in cui il mondo le appare "tutto latte, tutto miele, tutto delizie", una bellezza candida e splendente: i denti come perle, le labbra come rose, gli occhi come stelle o aurore, il "biondo crine". Il suo corpo e' una calamita capace di attrarre a se' i cuori. Una grazia che si confonde con la grazia di Venere. E "il fuoco della gioventu' " divampa impetuoso quando viene meno "la custodia d' una madre guardinga". Verra' il tempo del peccato e della lussuria sfrenata. Ma la sorella Marta la convincera' a conoscere "un giovane di belta' piu' che naturale". Quel giovane e' Gesu' di Nazareth. Ed ecco l' incontro, ecco la conversione: "Corsele per ogni vena un orror confuso di vergogna... senti' cadersi Maddalena rotto in mille pezzi l' antico cuore e crearsene un nuovo". Ma la leggenda continua, e racconta il pentimento pubblico di Maria Maddalena, che con le sue lacrime lavera' i piedi di Cristo, e li asciughera' con i lunghi capelli; Gesu' fara' risorgere suo fratello Lazzaro; lei lo accompagnera' ovunque, fino alla croce e dopo la morte Gesu' le annuncera' la sua resurrezione. Maddalena andra' predicando, sara' perseguitata dai giudei, viaggera' per mare e miracolosamente trovera' riparo presso Marsiglia. Li' comincia la sua vita eremitica, il digiuno, l' autofustigazione, l' estasi. Tutto questo ci viene narrato da un nobile genovese del Seicento, Anton Giulio Brignole Sale, in un libro considerato il capolavoro del romanzo religioso italiano: Maria Maddalena peccatrice e convertita. Scritto nel 1636, ci viene ora riproposto in una edizione a cura di Delia Eusebio nella collezione Pietro Bembo (Guanda, pagg. 541, lire 58.000) diretta da Dante Isella e Giovanni Pozzi. Prosimetrum, un' opera cioe' che alterna prosa e versi, il romanzo di Brignole Sale contiene e sviluppa tutti i motivi della leggenda di Maria Maddalena, forse la santa piu' scandalosa e piu' ambigua della storia del cristianesimo. Dipinta e glorificata da eserciti di artisti, fino a Rosai e De Chirico; cantata da eserciti di poeti, narrata da eserciti di scrittori fino al nostro secolo, compresa Marguerite Yourcenar. Persino messa in musica, per esempio da Claudio Monteverdi. Discussa in convegni, assunta a tema di mostre monografiche (si ricordera' quella di Palazzo Pitti a Firenze nell' 86). Soprattutto, Maria Maddalena viene frequentata dalla leggenda e dalla agiografia, dalla devozione e dal culto, ben prima che Martin Scorsese, nell' Ultima tentazione di Cristo, il film "blasfemo" del 1988, affidasse le sue spudorate sembianze a Barbara Hershey. "Me ne infischio, io, del Regno dei cieli! E' la terra che mi piace; voglio sposarmi, sposare Maddalena, e peggio per me se e' una prostituta, e' colpa mia se lo e' diventata, sono io che la salvero' ...", dira' Gesu' nel romanzo di Kazantzakis da cui Scorsese ha tratto il suo film. Per affrontare la complessita' di un personaggio che non finisce di eccitare la fantasia contemporanea, abbiamo incontrato Giovanni Pozzi, padre minore cappuccino, nato a Locarno nel 1923, allievo di Billanovich e di Contini, per tre decenni professore di Letteratura italiana all' Universita' svizzera di Friburgo, filologo e studioso della poesia barocca, in particolare di Giovan Battista Marino (sua e' l' edizione dell' Adone); indagatore, tra l' altro, dell' oratoria sacra, dei rapporti intimi tra parola e immagine nel Seicento, della "poesia per gioco", degli enigmi iconico poetici. La sua ultima raccolta di saggi, dopo La parola dipinta, si intitola Sull' orlo del visibile parlare (Adelphi). . Padre Pozzi, come si sviluppa l' immensa fortuna di Maria Maddalena? "La sua fortuna letteraria e artistica, che risale all' alto Medioevo e a ondate successive arriva fino a noi, va tenuta ben distinta rispetto alla fortuna devozionale e alla leggenda, anche se vi si collega per molti aspetti. Il personaggio di Maria Maddalena nasce dai Vangeli e sin dall' inizio si sviluppa in due direzioni: da una parte negli apocrifi, dall' altra negli gnostici. E' noto che la leggenda confonde tre Marie evangeliche: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni e che ha seguito il Cristo sul Calvario; Maria di Betania, che fu rimproverata dalla sorella Marta e difesa da Gesu' , ed e' la sorella di Lazzaro; e la generica convertita di cui parla Luca, che ottenne da Gesu' il perdono dei propri peccati. In Giovanni, Gesu' risorge a Maddalena, che diverra' la sua prima messaggera. Sono tutti episodi molto suggestivi che vengono fusi in un solo personaggio dalla leggenda". . Perche' questa fusione? "La sintesi si deve a Gregorio Magno e si impone in Occidente. Dal IX secolo, le "vite dei santi", che fioriscono con il rafforzarsi della devozione, divulgano la leggenda di una Maria Maddalena che unisce in se' le tre figure evangeliche. Ormai la filologia testamentaria e' favorevole alla distinzione. In Oriente i tre personaggi sono sempre rimasti separati". . Ma che cosa viene aggiunto dalla leggenda rispetto alle informazioni evangeliche? "La leggenda completa e ricostruisce le vicende della santa dopo l' ascensione di Cristo, per esempio il viaggio su una nave senza timone che si conclude per miracolo con l' approdo a Marsiglia. Poi, tutta la parte penitenziale, la vita eremitica nella grotta di Sainte Baume vicino a Marsiglia. Questo e' il risultato di un altro innesto, quello della leggenda di Maria Egiziaca, un personaggio inventato che non fa concorrenza a Maria Maddalena ma la completa". . Questo cumulo di personaggi in uno contribuisce all' ambiguita' di Maria Maddalena e alla possibilita' di raffigurazioni e di letture diverse... "Certo. Per esempio, prendiamo un fatto in fondo poco spettacolare ma molto significativo e di grande impatto: la Maria Maddalena che sta ai piedi della croce commette un' infrazione perche' ai piedi della croce dovrebbe stare un discepolo. Ma quell' infrazione Gesu' la approva e quell' episodio permettera' a Maria Maddalena di assumere un ruolo molto importante nella promozione della donna. Forse e' per questo che ha avuto tanta fortuna presso gli gnostici. Poi, e' chiaro che i diversi momenti storici mettono in evidenza un aspetto della santa e ne tengono in ombra altri". . In questo senso, allora, il romanzo di Brignole Sale si puo' considerare una "summa" dei motivi che accompagnano il personaggio di Maria Maddalena? "Dal punto di vista della vicenda, Brignole Sale non inventa assolutamente nulla. La vita di Maddalena e' quella data dall' agiografia. Brignole Sale ricama sui motivi, soprattutto sulla bellezza nei suoi vari aspetti, che e' il motivo segreto che percorre tutto il romanzo, cosi' come altre metafore: il fuoco, rappresentato prima dalle fiamme del desiderio e poi dal pallore della cenere; e poi l' acqua, il pianto, le lacrime. Questi motivi torneranno combinati in tutti i modi possibili. Il fatto piu' significativo e' che Brignole Sale adotta la forma romanzo, un genere di consumo ancora agli inizi, assumendo un argomento sacro che si presta bene alla rappresentazione della bellezza. Negli inserti poetici, che sono delle amplificazioni, Brignole Sale sviluppa le sue fantasie barocche. Va detto, tra l' altro, che l' autore scrisse questo libro prima della conversione, quindi ha molte venature libertine, e' un tipico impasto barocco di sacro e profano. Come la sua eroina, del resto: per questo piace tanto al gusto moderno". . Ma come si puo' consigliare la lettura di Brignole Sale al lettore moderno? "Consiglierei di leggere il romanzo a piccole porzioni, magari seguendo l' indice tematico (erano gli autori secenteschi stessi a compilare indici tematici per le loro opere), saltando qua e la' a seconda dei temi, che sono come lanterne magiche. La lingua e l' eccesso di metafore possono essere d' ostacolo a una lettura continuata. Sarebbe come mangiare un cibo con troppa salsa". . Dunque, e' la metamorfosi di Maria Maddalena a sollecitare diversi punti di vista. Puo' fare qualche esempio sul piano figurativo? "La rappresentazione iconografica della Maddalena viene da lontano: basti pensare alla pittura medievale. Il Beato Angelico la rappresenta attaccata ai piedi di Gesu' anche al momento della deposizione. Botticelli la ferma nell' attimo della conversione. Masaccio, nei primi del Quattrocento, la raffigura ai piedi della croce, in rosso, con lunghi capelli sciolti. Vincent Malo ce la fa vedere mentre lava i piedi al Cristo deposto. In pieno XV secolo, di solito abbiamo la figura di Maria Maddalena sola con un vaso di unguenti. Ovviamente, con una grande eccezione, quella di Donatello, straordinaria. Tra fine Quattro e inizio Cinquecento c' e' la cortigiana, elegante e con vesti sontuose, a volte discinta. Con Tiziano abbiamo la penitente nella grotta, ma il tema biblico e' un modo per evitare la censura di fronte alla nudita' : basti pensare a tutte le Susanne cinquecentesche al bagno. Sostituire Venere con una santa era un artificio per rispettare gli obblighi imposti dalla Chiesa. In altri casi, non c' e' nudo, come nei bellissimi dipinti di La Tour, per esempio quello con lo specchio. In Caravaggio trionfa l' estasi, cosi' come in Rubens. Le varianti sono moltissime: dalla rappresentazione erotica della peccatrice, a quella mistica e devozionale, a quella penitenziale, eccetera". . E la letteratura? "L' esplosione si ha nel Seicento, specialmente in Francia. Ricordo che in Francia nel Medioevo Maria Maddalena (le cui reliquie si conservano in tre luoghi: a Ve' zelay, a Marsiglia e a Efeso) viene assunta come rappresentante di un grande ordine monastico, quello di Cluny, e diventa la protettrice dell' eremitaggio. La sua importanza, in Francia, dura fino all' Ottocento, quando Maria Maddalena diventa la bandiera della restaurazione cattolica (penso, per esempio, al padre Lacordaire). Ma torniamo al barocco. L' autore piu' famoso che nel Seicento si occupa di Maddalena e' il provenzale Pierre de Saint Louis, il quale scrive un poema barocco straordinario che fu fonte di dileggio da parte della cultura francese, mal disposta verso il concettismo. Questo Pierre costruisce, attorno alla Maddalena, giochi incredibili, acrostici, anagrammi, metafore ardite. Poi c' e' una ricca serie di pezzi lirici, madrigali e sonetti: in Italia, Marino ne ha di bellissimi. Sarebbe inoltre straordinario raccogliere le prediche secentesche su Maria Maddalena come esempi della piu' incredibile eloquenza barocca". . Torniamo indietro, abbiamo dimenticato Aretino, che pure si interessa al personaggio. "Aretino, ovviamente, aveva i suoi buoni motivi per parlare di Maria Maddalena. Ma la assume come pendant dei personaggi piu' osceni, perche' gli serve giocare con la mistica". . E il Novecento? Testori, per esempio, fa un libro su Maddalena con proprie poesie accompagnate da molti quadri, soprattutto barocchi. "Lasciamo perdere Testori. Certo, poteva piacergli il personaggio di Maria Maddalena: ma i suoi ultimi testi sono le miscele disgustose di un dannunziano cattolico, piene di sporcizie. Crede di essere barocco, ma il barocco lombardo e' un' altra cosa".

Di Stefano Paolo


Pagina 23
(15 gennaio 1995) - Corriere della Sera



http://archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/15/MADDALENA_SUPERSTAR_co_0_950115699.shtml
Il lungo viaggio della Maddalena
Autore: Riva, Sr. Maria Gloria Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it


Santa M.Maddalena
Si è fatto un gran parlare di lei fin dai primi secoli della cristianità. Già da IV secolo, presso i greci, come testimoniano le omelie di san Giovanni Crisostomo e di Gregorio di Nissa, era ricordata con le sante donne che al mattino di Pasqua, quand'era ancora buio, corsero al sepolcro con gli aromi per completare la sepoltura del Signore Gesù. La seconda domenica dopo Pasqua era detta, appunto, «domenica delle mirrofore». In Palestina, a Betania, si ritrovano tracce del culto a Maria sorella di Lazzaro, che san Leone Magno fu tra i primi ad identificare con Maria Maddalena. Due santuari dedicati particolarmente a questa santa si trovano ad Efeso e Costantinopoli. Efeso vantava di essere in possesso della tomba della Maddalena, deposta in una caverna. Così ne parla il Sinassario Costantinopolitano ponendo la grotta della sua sepoltura a Efeso e associandola alla grotta dove trovarono rifugio i sette dormienti: Massimiano, Malco, Marciano, Dionisio, Giovanni, Serapione e Costantino. Questi, come narra la leggenda, si addormentarono per 159 anni sfuggendo alla persecuzione di Decio. Fonte di questa leggenda, e di quella legata a santa Maria Maddalena, è il celebre testo di Jacopo a Varagine (o da Varazze), vescovo di Genova del XIII secolo dal titolo Legenda Aurea, in cui sono narrate vita e gesta di innumerevoli santi.

Alla vita della Maddalena così come la racconta Jacopo da Varazze è dedicata una vetrata della cattedrale di Charter, mentre un affresco di Giotto sintetizza mirabilmente tutta la vicenda.

Nel bel mezzo del mare minaccioso una piccola barca senza remi sembra abbandonata al capriccio delle onde. Se nonché, seguendo la direzione dello sguardo della Maddalena e di un altro dei sei personaggi a bordo, ci si accorge che una misteriosa provvidenza vigila sulla rotta di quella imbarcazione precaria. Due angeli sembrano trainare, con la forza della loro presenza, la barca verso il porto, del quale si distinguono bene il faro e l‘attracco.
Secondo la Legenda Aurea, dopo che i discepoli furono partiti per evangelizzare il mondo, la Maddalena, per ordine di Pietro, fu affidata alle cure di san Massimino, uno dei settanta discepoli del Signore. Avvenne però che, tanto san Massimino, che la Maddalena, il fratello Lazzaro, la sorella Marta, Marcella serva di Marta e Sardonio il cieco nato guarito da Gesù, furono catturati insieme ad altri cristiani e condannati a morte. I miscredenti caricarono la Maddalena e i suoi cinque compagni sopra una barchetta senza né remi né timone e li abbandonarono ai marosi affinché affogassero. Dio però, vegliava su di loro e per mano di angeli li condusse a Marsiglia. Qui la Maddalena conobbe il Principe del luogo il quale, per propiziarsi gli dei, stava sacrificando agli idoli chiedendo di guarire la moglie dalla sterilità. Maria Maddalena lo supplicò di non farlo e parlò al Principe e alla consorte di Cristo, il Signore dei signori e del Padre suo, Dio degli dei. Il Principe e la moglie si lasciarono convincere affascinati com‘erano dal parlare infuocato di quella straniera. Poco dopo la Principessa restò in cinta e decisero così di salpare da Marsiglia alla volta di Roma per incontrare l'apostolo Pietro del quale tanto aveva raccontato la Maddalena. Lungo il tragitto però il Bambino morì e con lui anche la Madre. Il Principe, per non abbandonare la moglie in pasto ai pesci del mare, lasciò il suo corpo inerte su una spiaggia e continuò il viaggio verso Roma. Qui narrò a Pietro dell‘accaduto, l‘incontro con Maria di Magdala e la sorte toccata alla giovane moglie e al figlioletto che portava in grembo. Pietro lo confortò e lo portò con sé a Gerusalemme facendogli conoscere tutti i luoghi dove era passato il Signore Gesù. Dopo due anni il Principe fece ritorno, ma giunto nei pressi della spiaggia dove aveva abbandonato il corpo della moglie, vide un bimbetto correre lungo il mare e gettare sassi verso la nave. Il Principe attraccò e, con grande stupore si accorse che era proprio suo figlio, il quale si nutriva al seno della madre, nonostante questa giacesse senza vita. Allora il Principe capì che quel miracolo glielo aveva ottenuto Maria Maddalena e come la invocò, attribuendole in segno di gratitudine la maternità di quel figlio, la moglie incominciò a respirare e a riprendere vita.
L'affresco di Giotto sintetizza tutta la vicenda immortalando il momento in cui il Principe attracca all‘isolotto e scorge il corpo incorrotto della moglie nel quale si scorge il viso di un Bimbo rifugiato nel manto materno.

Questi tratti, del tutto leggendari, si mescolano con una seconda leggenda legata alla dinastia dei merovingi, secondo la quale il capostipite, di nome Mervee, nacque da un atto di violenza del mostro marino Quintotauro nei confronti della madre di Mervee, appunto. L‘assonanza del nome Mervee con quello di Maria Magdala fece il resto: Mervee divenne figlio della donna di Palestina nato dalla sua relazione con Gesù. Il fortunoso viaggio fino a Marsiglia fece sì che proprio in Francia avesse origine la vera stirpe di Sangue reale (Sang Real da cui SanGraal...)

Il tema della relazione di Cristo con Maria di Magdala lo si deve a una lettura del tutto distorta dell‘apocrifo vangelo di Filippo. Questo Vangelo, nato circa duecento anni dopo i Vangeli canonici, è sorto in un contesto di sette gnostiche che vietavano il matrimonio, nutrendo grande disprezzo nei confronti della corporeità. Il testo completo è stato rinvenuto nel 1945 a Nag Hammadi, ma alcuni frammenti erano noti fin dall‘antichità.
Il Vangelo di Filippo così parla della Maddalena: “Tre donne camminavano sempre con il Signore: Maria sua madre, Maria la sorella di lei e la Maddalena, la quale è detta sua compagna. Maria, in realtà, è sorella, madre e coniuge di lui” (versetto 32).E ancora al versetto 55: “La Sofia detta sterile è la madre degli angeli; la compagna di Cristo è la Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne, vedendo il suo amore per Maria, gli dissero: Perché ami lei più di noi tutte? Il Salvatore rispose loro: Come mai io non amo voi come lei?”
L‘antica Sofia, madre del mondo materiale (negli angeli si devono vedere i corpi celesti: pianeti costellazioni ecc.) è ormai sterile, al suo posto sta la vera Sofia, quella che esce dalla bocca del creatore ed è sposa dell‘anima di Cristo. Questa Sofia viene identificata con la Maddalena, la cui corporeità, come del resto quella di Cristo, è pura apparenza. Dalla corporeità - secondo il Vangelo di Filippo - è necessario, dunque, liberarsi ed entrare in un rapporto con Cristo del tutto spirituale, proprio come quello della Maddalena.
Da una lettura distorta di questo testo, ignara (o volutamente incurante) di certe teorie gnostiche, è nata la leggenda della relazione tra Cristo e la Maddalena che avrebbe generato la vera stirpe cristiana. Tracce del culto gnostico della Maddalena si possono ritrovare nelle basiliche paleocristiane di Cimatile (Otranto).

Se la Legenda Aurea, come altri testi spirituali quali quello del IX secolo di Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza, hanno influenzato l'iconografia di Maria di Magdala, la lettura distorta del Vangelo di Filippo (e la sovrapposizione a questo di altri testi leggendari) ha avuto molta fortuna producendo una ricca letteratura, compreso il purtroppo celebre romanzo su un presunto codice da Vinci.
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=243&id_n=9387

LA DINASTIA MEROVINGIA DAL SITO RENNESLECHATEAU

11. La dinastia Merovingia
Mentre la Settimania era saldamente in mano ai Visigoti, nel nord della Gallia nasceva una dinastia che, dal XX sec. in avanti, verrà molto spesso - e non sempre a ragione - collegata alle vicende di Rennes-le-Château: quella dei Merovingi.

E' grazie a due testi fondamentali che si possono ricostruire le intricate vicende di questa famiglia: l'Histoire des Francs di Gregorio di Tour (VI sec.) e il Liber Historiæ Francorum (VIII sec.), di autore incerto ma noto come "Cronaca di Frédégaire", dal nome dello stampatore che la pubblicherà nel XVI secolo.

La dinastia aveva avuto origine dai Sicambri, una tribù del popolo germanico dei Franchi che aveva attraversato il Reno all'inizio del V secolo per stabilirsi nel territorio oggi corrispondente alla Francia del Nord, nei pressi delle Ardenne, e il Belgio.

Le notizie sui primi re dei Franchi sono frammentarie: il più antico di cui si abbia notizia è un certo re Chlodion le Chevelu, che avrebbe regnato sui Franchi dal 429 fino alla morte che sopraggiunse nel 447. Chlodion ebbe un figlio che gli succedette: si chiamava Meroveo (Mérovée), e proprio da lui prese il nome la dinastia dei Merovingi.

Intorno alla figura di re Meroveo sono nate molte leggende; la più celebre si trova sul Liber Historiæ Francorum, e racconta l'origine mitologica del sovrano che avrebbe avuto due padri. La madre, infatti, già incinta del marito - il re Chlodion - sarebbe andata a nuotare nell'oceano, dove sarebbe stata sedotta e violentata da un mostro marino descritto come una "bestia di Nettuno simile ad un Quinotauro" (1).

L'essere avrebbe ingravidato per una seconda volta la donna, che quindi partorì un bambino che aveva nelle vene il miscuglio del sangue di un re franco con quello di uno strano essere marino (2).

Meroveo governò i Franchi dal 447 al 457 ed ebbe un figlio, Childéric I (436-481), che gli succedette alla morte.

Ricordato come ultimo re pagano, Childéric fu sepolto a Tournai e la sua tomba verrà scoperta casualmente nel 1653 (3). All'interno del luogo di sepoltura il corpo era identificato dal nome e da un sigillo d'oro, su cui il sovrano era ritratto nelle vesti di un ufficiale romano, con mantello militare e corazza, e i capelli lunghi - simbolo di regalità presso i Franchi. Intorno alla tomba del re erano stati sepolti anche diversi cavalli - secondo un rituale funerario barbaro.

L'aspetto da ufficiale romano con cui venne ritratto Childéric I fa ritenere agli storici che l'ingresso dei Franchi nel nord della Gallia non fu una conquista brutale: al contrario, il sovrano venne accolto come naturale successore dell'ultimo dirigente romano. Il breve epitaffio sulla tomba di un soldato franco scoperta a Budapest condensa bene l'idea della fratellanza tra Franchi e Romani:

Francus ego cives, miles romanus in armis
Sono cittadino franco ma soldato romano (4)

Nel 481 a Childéric I succede il figlio Clodoveo. Il sovrano si allea ai Burgundi sposando una nipote del re Gondebaud, la principessa cattolica Clotilde (475-545). Sotto l'influenza di Clotilde, e probabilmente per guadagnarsi l'appoggio della gerarchia romana in Gallia, Clodoveo si converte al Cristianesimo il giorno di Natale del 496 (5), quando viene battezzato da Saint Remi, vescovo di Reims. Acquisito così anche l'appoggio del vescovado, Clodoveo inizia muovere i primi attacchi ai Visigoti ariani nel sud della Gallia, incontrando tra l'altro il sostegno di molte popolazioni locali cui appare come liberatore dall’eretica dominazione visigota.

L’appoggio del clero a Clodoveo diventa esplicito quando nel 506 il Concilio di Agde si apre con una preghiera che invocava la prosperità del regno franco. La guerra che scoppia l’anno successivo ha una delle battaglie decisive a Vouillé, dove i Franchi prevalgono sui Visigoti di Alarico II, conquistando così Bordeaux e Toulouse. I Visigoti riescono a mantenere soltanto il controllo della Settimania. Carcassonne riuscirà a resistere ad un assedio franco del 508 e a tre spedizioni franco-burgunde dal 585 al 589.

Con la morte di Clodoveo nel novembre 511, il regno viene diviso tra i suoi quattro figli: Thierry (?-534) si insedia a Reims, Clodomir (495-524) a Orléans, Childebert (495-558) a Parigi e Clotaire (497-561) a Soissons.

Alla morte di Clodomir i tre fratelli superstiti fanno uccidere i suoi figli; l'unico a restare in vita è Cloud, che viene sottoposto alla tonsura monacale. Data la simbologia "regale" della lunga capigliatura, il gesto di tagliare i capelli ad un membro della famiglia equivaleva ad escluderlo dal trono. Cloud fonderà l'omonimo monastero nella regione di Parigi e dopo la morte verrà proclamato santo.

I figli di Clodoveo proseguono la politica d'espansione del padre, conquistando il regno burgundo (nel 534) e la Provenza (nel 537). Dopo la morte di Thierry e Childebert, nel 558 Clotario ristabilisce il Regnum Francorum nel 558, ma l'unità è destinata a durare solo tre anni: nel 561, alla sua morte, il regno viene nuovamente diviso tra i quattro figli. Caribert (521-567) diventa re di Parigi, Gontrand (545-593) re di Borgogna, Sigeberto I (525-575) re d'Austrasia e Chilpéric I (561-584) re di Soissons. La frammentazione del potere solleva rivalità e gravi conflitti familiari.

L'unità viene ristabilità con la presa di potere di Clotario II (584-629) figlio di Chilpéric I, e viene mantenuta da Dagoberto I (603-639), figlio di Clotario. E' Dagoberto a fare della basilica di Saint Denis la necropoli dei re di Francia. Durante il governo di Dagoberto acquista sempre maggior potere politico la famiglia dei Pepinidi, discendenti dell'aristocratico Pépin de Landen (580-640). Antenati di Carlo Magno, i Pepinidi diventeranno in breve la più importante famiglia dell'Austrasia.

Nel 639, alla morte di Dagoberto I, il regno viene di nuovo frammentato: a Sigeberto III (631-656) viene affidata l'Austrasia, a Clodoveo II (635-657) la Borgogna e la Neustria.

Ciò che seguì alla nascita di Dagoberto II, figlio di Sigeberto III, è di fondamentale importanza: se su ciò che è stato riportato fino a questo punto c'è un'ampia concordanza tra gli storici, da qui in avanti la ricostruzione della vita di Dagoberto II diventa un'impresa molto scivolosa, cui bisogna dedicare una particolare attenzione: la consultazione delle fonti primarie è fondamentale, data l'importanza che questo personaggio assumerà nel XX secolo all'interno della mitologia di Rennes-le-Château.

Note
(1) Cronaca di Frédégaire cit. in François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.148

(2) Nel nome di Meroveo si riconosce il prefisso "Mer" che in francese suona come "madre" ma anche come "mare"

(3) François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.33

(4) Cit. in François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.138

(5) In François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.35 vengono invece proposte le due date del 495 e del 498.

» 12. Vita di Dagoberto II

© 2003-2007 Diritti su testi e immagini riservati - Gruppo di Studio e Documentazione su Rennes-le-Château - Content & Design: Mariano Tomatis




Vita di Dagoberto II
In seguito alla morte di Dagoberto I e alla frammentazione del regno tra l'Austrasia da un lato e Borgogna/Neustria dall'altro, la tensione tra le due regioni è destinata a crescere.



In Austrasia il controllo del potere da parte dei Pepinidi è tale che uno di loro, il maestro di palazzo Grimoaldo, nel 651 fa adottare a Sigeberto III suo figlio Childeberto - che viene quindi soprannominato "l'adottato"; ciò nella speranza che sarà la famiglia dei Pepinidi a succedere a Sigeberto (1).


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

E' il reverendo Daniel a rivelare le intenzioni di Grimoaldo, frustrate presto dalla nascita di un erede a Sigeberto: "I grandi progetti del maestro furono vanificati dal momento che il re ebbe un figlio cui diede il nome del suo antenato Dagoberto" (2).


Pére G. Daniel 1722

Vedi: Pére G. Daniel 1722

Il Liber Historiæ Francorum lo ricorda con le parole "filium eius parvolum nomine Daygobertum" (3).

Poco prima di morire (4), Sigeberto affida a Grimoaldo il figlio Dagoberto.


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

Secondo il reverendo Daniel, "questo bambino non aveva che sette o otto anni quando il padre morì" (5). Approfittando della giovane età di Dagoberto, Grimoaldo provvede alla sua tonsura. Nel Liber Historiæ Francorum si legge: "Grimoaldus Daygobertum totundit" (6).


Liber Historiæ Francorum, cap.43.

Vedi: Liber Historiæ Francorum, cap.43.

François de Belleforest lo conferma: "Grimoaldo fa eseguire una tonsura dal vescovo di Poitiers Dodon".


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

Secondo François Eudes de Mézeray "Verso l'anno 653 Grimoaldo [...] fa eseguire la tonsura dal vescovo di Poitiers Didon" (7).


François Eudes de Mézeray 1687

Vedi: François Eudes de Mézeray 1687

Il piccolo Dagoberto viene dunque esiliato: secondo il Liber Historiæ Francorum "in Scocia", accompagnato dal vescovo di Poitiers, Didone Pectavense; anche de Belleforest parla di "Escosse", Jean du Tillet (1618) di "Ecosses" (8).


Jean du Tillet 1618

Vedi: Jean du Tillet 1618

De Mézeray parla piuttosto di Irlanda e di un monastero appartato; il reverendo Daniel mette d'accordo un po' tutti, scrivendo che "Didone vescovo di Poitiers [...] lo condusse in Ecosse" e in una nota a piè pagina specifica: "So bene che l'Hibernia [Irlanda], che veniva anche chiamata Isola degli Scozzesi, è stata in qualche occasione chiamata Scotia; ma a quanto racconta la Vita di San Vuilfrid, Dagoberto non raggiunse l'Hibernia se non dopo essere stato in Ecosse" (9).

Secondo François Eudes de Mézeray, "è probabile che [Grimoaldo] abbia diffuso la voce che il piccolo fosse morto" (10). Padre Daniel aggiunge che Grimoaldo "ne celebrò pubblicamente i funerali" (11). A seguito di ciò, Imnechilde, moglie di Sigeberto III e madre di Dagoberto, si rifugia quindi dal cognato Clodoveo II in Neustria (12).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Ma che ne è del piccolo Dagoberto? Padre Daniel ritrova nella Vita Wilfridi alcuni accenni al giovane figlio di Sigeberto III e li riporta così: "Lasciato in Scozia o in Irlanda ad un'età ancora tenera dal vescovo di Poitiers, che l'aveva accompagnato, vaga a lungo senza ricevere alcun aiuto, esposto a mille pericoli e in uno stato di grande miseria. Vi dimora per diversi anni senza osare di tornare in Francia, dove sapeva bene che non sarebbe stato al sicuro, e forse nasconde a tutti la sua identità col timore che qualcuno in Francia possa sapere di lui e mandare qualcuno ad assassinarlo. Mentre si trova in questa condizione, incontra un inglese di valore, Wilfrid, col quale fa conoscenza e a cui confida la propria miseria. L'inglese viene mosso a compassione, lo trattiene presso di sé e lo porta in Inghilterra" (13).


Pére G. Daniel 1722

Vedi: Pére G. Daniel 1722

San Wilfrid (~634-709), vescovo di York dal 664 al 678, è un personaggio chiave nella ricostruzione della vita di Dagoberto: è nella sua biografia scritta dal suo contemporaneo Eddius Stephanus, la Vita Wilfridi, che si racconta l'esilio di Dagoberto II (14).


Eddius Stephanus ~700

Vedi: Eddius Stephanus ~700

Intanto in Austrasia il governo di un Pepinide, Grimoaldo, incontra presto l'opposizione dei notabili del regno, che vogliono ripristinare la linea di sangue merovingia; è Clodoveo II ad intervenire dalla Neustria: secondo François de Belleforest, Grimoaldo e il figlio vengono catturati e fatti prigionieri a Parigi.


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

Mézeray avanza anche l'ipotesi che i due siano stati uccisi (15); è della stessa opinione Jean du Tillet, secondo cui Grimoaldo viene imprigionato e condannato a morte per tradimento e lesa maestà e suo figlio Childeberto "l'adottato" ucciso in battaglia (16).


Jean du Tillet 1618

Vedi: Jean du Tillet 1618

Il regno di Clodoveo II sull'Austrasia dura poco: alla sua morte viene suddiviso tra due dei suoi tre figli: Clotario III e Childerico II. Clotario III ha soltanto cinque anni quando diventa il reggente della Neustria; fa le sue veci il maestro di palazzo Ebroin. Alla morte di Clotario III, è il terzo fratello Tierri III a succedergli. In Austrasia è Childerico II a diventare re, ma anch'egli non ha che 3 o 4 anni.

In Neustria si procede alla tonsura di Tierri III, che viene mandato nel monastero di Saint Denis, e Austrasia e Neustria si riuniscono nelle mani di Childerico II. Alla morte di costui, la situazione politica è molto confusa: per riportare al trono un sovrano di stirpe merovingia, Tierri III viene richiamato da Saint Denis e rimesso sul trono.

A proposito della morte di Childerico II, François Eudes de Mézeray riporta un fatto curioso: qualche anno prima del 1685 presso la chiesa di Saint Germain des Pres vennero ritrovate due sepolcri di pietra, l'uno accanto all'altro; contenevano i corpi di un uomo, una donna e un bambino. L'iscrizione "Childeric" e alcuni ornamenti reali fecero ipotizzare che si trattasse delle tombe di Chiderico II, di sua moglie e del figlio (17).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Continua de Mézeray: "persuasi dalla regina Imnechilde, vedova di re Sigeberto II (sic) [...] gli abitanti dell'Austrasia si ricordarono di quel Dagoberto che Grimoaldo aveva sottoposto a tonsura e relegato in Irlanda, e lo riconobbero re d'Austrasia, dove regnò per diversi anni" (18).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Accompagnato da Wilfrid (19) Dagoberto torna dunque in Francia e diventa legittimo re d'Austrasia: ad attestarlo c'è un cartulario ufficiale datato 1° agosto 677 in cui viene nominato "Dagoberctus rex Francorum" (20).


Karolus Augustus Fridericus Pertz 1872

Vedi: Karolus Augustus Fridericus Pertz 1872

Spiega de Mézeray che la figura di Dagoberto fu dimenticata per molti secoli e spesso confusa con quella dell'omonimo re Dagoberto I vissuto un secolo prima: "Questo principe restò sconosciuto per quasi mille anni, e le sue gesta vennero completamente ignorate o confuse con quelle di Dagoberto I. La storia avrebbe continuato a credere che fosse morto in un monastero irlandese, se i critici moderni - primo tra tutti Adrian de Valois - non l'avesse riportato alla luce dall'oscurità dei secoli tenebrosi e non avesse prodotto prove indiscutibili della sua esistenza" (21). Fa riferimento a de Valois anche padre Daniel, che scrive: "Dobbiamo a [Godefroy] Henschenius la rinascita della sua figura quando [...] ha riportato alla luce questo importante momento della nostra storia antica", aggiungendo in nota: "E' il signor Valois a rivendicare questa scoperta" (22).

In effetti in un libro dedicato ai tre diversi Dagoberto (23) Godefroy Henschenius (1600-1681) nel 1655 aveva per la prima volta distinto la figura del figlio di Sigeberto III da quelle degli altri due Dagoberto - l'uno suo antenato (Dagoberto I), l'altro pronipote (Dagoberto III).

Scrive ancora de Mézeray: "Il giovane Dagoberto regnò in un clima di pace e trascorse la vita nell'esercizio della pietà, raccogliendo reliquie, decorando le chiese e riconfermando le donazioni padre ai monasteri che aveva edificato suo padre" (24).

I vari autori ci hanno lasciato resoconti discordanti circa la morte del re. De Mézeray è dubitativo sin dal titolo del paragrafo in cui ne parla: "Si suppone che sia stato ucciso in una battaglia":

Ho letto in un autore di quei tempi che scoppiò una battaglia tra i re Thierry e Dagoberto nei pressi di Langres: da ciò qualcuno ha ipotizzato che Dagoberto vi perse la vita, dal momento che non si trova più nessuna notizia di lui da quell'anno in avanti, e si dice che il suo corpo venne portato a Rouen grazie alle cure caritatevoli di San Ouin e inumato nella chiesa di Saint Pierre, come riporta l'autore della biografia di questo arcivescovo (25).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Nel suo testo del 1687 de Mézeray racconterà la vicenda con toni simili, anche se ulteriormente dubitativi: "Dagoberto, caduto nelle mani dei suoi nemici, o per aver perso una battaglia, o per qualche altro incidente, venne ucciso. Il suo corpo venne portato a Rouen dove l'arcivescovo Ouin l'inumò nella chiesa di Saint Pierre. So bene che ci sono autori secondo cui visse ancora molto anni e che gli attribuiscono un figlio o più figli, ma ciò si basa a mio avviso su prove molto dubbie. Si ha notizia di un Dagoberto inumato a Stenai, in una chiesa innalzata a suo nome, dov'è onorato come martire. La sua leggenda vuole trattarsi di un re che venne assassinato in una foresta a due leghe di distanza da lì da suo figlioccio" (26).


François Eudes de Mézeray 1687

Vedi: François Eudes de Mézeray 1687

De Mézeray riporta l'esistenza di una chiesa dedicata a San Dagoberto a Stenay; l'autore è scettico sul fatto che si tratti dello stesso Dagoberto che ha governato sull'Austrasia: "Non può trattarsi dello stesso re di cui abbiamo parlato: esiste tuttavia qualche elemento che fa pensare si tratti di un membro della famiglia reale, ma si ignora di chi si tratti. Forse in futuro si scoprirà chi è" (27). Lo stesso dubbio è espresso da Alexandre Huguenin, che scrive: "Uno dei principali argomenti prodotti [contro l'ipotesi che sia lo stesso Dagoberto] è il fatto che Goffredo di Buglione, nel concedere il privilegio del priorato di San Dagoberto di Stenay ai religiosi di Gorze, non attribuisce mai al patrono della chiesa il titolo di Re" (28).

Secondo padre Daniel, Dagoberto venne ucciso "durante una caccia nella foresta di La Voivre" (29). Il Martyrologium Adonis è ancora più preciso, fissando l'omicidio al decimo giorno delle calende di gennaio, che Alexandre Huguenin fa corrispondere al 23 gennaio (30). Huguenin riporta anche un manoscritto anonimo scritto presso l'abbazia di Gorze in cui si racconta che Dagoberto morì sotto una quercia nei pressi di una fontana chiamata Aphays, ucciso da un figlioccio chiamato Grimoald (31).

In definitiva, non esistono fonti precise che ci consentano di capire dove e come morì Dagoberto II. La questione più importante e delicata, però, riguarda la discendenza di Dagoberto: ebbe dei figli? E in caso positivo, che fine fecero?

Note
(1) François de Belleforest, Les Chroniques et Annales de France dez l'origine des Francoys et leur venues es Gaules, Parigi: 1573 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.7 e segg.)

(2) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(3) Liber Historiæ Francorum cap. 43 cit. in Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, Hannover: 1888, t.II, p.316. Il Liber riporta anche il nome di una figlia di Sigeberto III, chiamata Bilichilde (in t.V, nota 2, p.290).

(4) Secondo Mézeray la morte sarebbe avvenuta il 1° febbraio 650 o lo stesso giorno del 654 in François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.).)

(5) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(6) Liber Historiæ Francorum cap. 43 cit. in Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, Hannover: 1888, t.II, p.316.

(7) Si noti la discrepanza tra le due date: nel testo viene riportato l'anno 653, all'esterno del paragrafo l'anno 663. La data del 653 è verosimile soltanto se si accetta l'ipotesi precedentemente avanzata dallo stesso de Mézeray, secondo cui Sigeberto III sarebbe morto nel 650.

(8) Jean du Tillet, Recueil des rois de France, leurs couronne et maisons. Ensemble, le rang des grands de France, Parigi: Mettayer, 1618 (disponibile su Gallica), p.31

(9) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(10) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.245

(11) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(12) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.245 e François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.)

(13) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(14) Eddius Stephanus, Vita Wilfridi I episcopi eboracensis, ~700 cit. in Wilhelm Levison, Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, vol.6, Hannover: 1913 (disponibile su Monumenta Germaniae Historica), p.170

(15) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.245

(16) Jean du Tillet, Recueil des rois de France, leurs couronne et maisons. Ensemble, le rang des grands de France, Parigi: Mettayer, 1618 (disponibile su Gallica), p.31

(17) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.260

(18) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.261

(19) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(20) Cit. in Karolus Augustus Fridericus Pertz, Diplomata regum Francorum e stirpe Merovingica, Hannover: 1872 (disponibile su Monumenta Germaniae Historica), t.I, cartulario 45, p.42.

(21) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.261

(22) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(23) Godefroy Henschenius, De tribus Dagobertis francorum regibus diatriba, Anversa: 1655

(24) François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.), p.261

(25) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685

(26) François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.).

(27) François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.)

(28) Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.457

(29) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(30) D. Georgius, Martyrologium Adonis, Roma: 1745, t.I, Martii, p.19 cit. in Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.449.

(31) Nouvelle histoire de Metz, manoscritto della biblioteca di Metz, t.I, p.57 cit. in Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.451.

» 13. Ci fu un Sigeberto IV?

Ci fu un Sigeberto IV?
Secondo una leggenda relativa a Sant'Arbogasto (?-678), vescovo di Strasburgo, Dagoberto avrebbe sposato una duchessa "sassone" chiamata Mathildis, e da lei ebbe un figlio che chiamò Sigeberto. Tale leggenda venne registrata per la prima volta nella Vita Arbogasti, scritta nel X secolo (1). Secondo il genealogista Christian Settipani la Vita Arbogasti è una fonte dubbia perché farebbe riferimento piuttosto a Dagoberto I, che in effetti ebbe un figlio chiamato Sigeberto (il Sigeberto III padre di Dagoberto II) e una moglie dal nome simile: Nanthildis (2). In effetti, all'epoca in cui la leggenda viene registrata per la prima volta c'è grande confusione tra i tre diversi Dagoberto, e solo a metà del XVII secolo Godefroy Henschenius provvederà a chiarire le distinzioni.

Ulteriore confusione è dovuta - per lo stesso motivo - ad un testo scritto all'inizio dell'VIII secolo: la Vita Amandi Episcopi I (3), dove si racconta la vita di Sant'Amando (~584–675). Tra gli episodi citati, uno vede come protagonisti Dagoberto e la moglie nel gesto di battezzare il figlio Sigeberto. Sebbene alcuni abbiano pensato che si trattasse di un riferimento al figlio di Dagoberto II, ciò è scorretto: l'anonimo autore si riferisce infatti a Dagoberto I e a suo figlio Sigeberto III.

La debolezza dell'ipotesi che Dagoberto abbia avuto un figlio ha un'eco sugli autori che riprenderanno la leggenda di San Arbogasto e la Vita Amandi. Nel 1685 de Mézeray si esprime in modo molto dubbioso sull'esistenza di un figlio, scrivendo esplicitamente:

In quei giorni morì Dagoberto, re d'una parte d'Austrasia. So bene che ci sono autori secondo cui visse ancora molto anni e che gli attribuiscono un figlio o più figli, ma ciò si basa a mio avviso su prove molto dubbie; e se ebbe un figlio, non si può dire che sopravvisse a suo padre, a meno che non si voglia concedere il beneficio del dubbio a qualche genealogista moderno che ne ha bisogno per far quadrare i suoi conti (4).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Nel 1702 Vincent de Nancy riporta il nome della principessa anglosassone "Mechtilde", da cui Dagoberto avrebbe avuto un figlio chiamato "Sigebert" (5):


R.P. Vincent de Nancy 1702

Vedi: R.P. Vincent de Nancy 1702

Vent'anni più tardi, nel 1722, il reverendo Daniel è notevolmente più cauto nell'attribuire a Dagoberto un figlio:

Qualche antico documento attribuisce a questo Dagoberto un figlio chiamato Sigeberto, che si suppone sia stato ucciso con lui, e quindi il trono d'Austrasia rimane vacante (6).


Pére G. Daniel 1722

Vedi: Pére G. Daniel 1722

Un dato è certo: nonostante il trono sia vacante, nessuno dei figli di Dagoberto viene considerato tra i possibili eredi. Lo conferma Vincent de Nancy, che scrive:

Quanto al principe Sigeberto, figlio di Dagoberto, apparentemente morì nello stesso momento del padre, o poco dopo; infatti l'autore che ha proseguito la cronaca di Fredegario ha scritto che i Re, vale a dire Dagoberto e suo figlio Sigeberto, sono morti in Austrasia, Defunctis Regibus (7).


R.P. Vincent de Nancy 1702

Vedi: R.P. Vincent de Nancy 1702

Per inciso, Alexandre Huguenin attribuisce a Dagoberto II tre figlie femmine: Adéla, Irmina e Régentrude (8).


Alexandre Huguenin 1862

Vedi: Alexandre Huguenin 1862

In conclusione, l'esistenza di Sigeberto è dubbia, fondandosi su fonti primarie da analizzare con cautela e che potrebbero riferirsi ad un omonimo. Si può affermare invece con certezza che nessun cronista noto l'ha mai identificato con il numero ordinale IV, né esistono resoconti della sua vita che possano far pensare ad una sua eventuale fuga verso l'antica Rennes-le-Château - come invece verrà affermato, senza produrre alcuna evidenza, nel corso del XX secolo.

Altresì non ci sono documenti che attestino il fatto che Dagoberto avrebbe avuto il presunto figlio in seconde nozze da una principessa chiamata Gisele du Razès; la donna, che verrà chiamata in causa nel corso del Novecento da Pierre Plantard, se mai esistita non ha lasciato alcuna traccia di sé - e viene da chiedersi, dunque, in che modo i genealogisti citati dal francese possano aver raccolto la notizia della sua esistenza, del suo matrimonio e della sua discendenza.

La Storia si limita a constatare l'assenza di eredi nella linea di Dagoberto II; il potere passa, quindi, nelle mani di un Pepinide estraneo alla dinastia merovingia: Pépin d'Héristal (~640-714), nipote di Pépin de Landen.

Gli ultimi re merovingi, ormai chiamati "fannulloni", saranno sempre fedeli ai Pepinidi e in pochi anni perderanno tutto il loro potere. A Pépin d'Héristal succede il figlio Carlo Martello (685-741) e a costui il figlio Pipino il Breve (715-768).

L'ultimo dei re Merovingi è Childéric III (714-753): alleatosi con il Papa, Pipino il Breve procede alla tonsura di Childéric, privandolo così di ogni potere e rinchiudendolo nel monastero di Saint Bertin a Saint Omer. Pipino si impadronisce del titolo di re dei Franchi nel 751, diventando così il primo re della dinastia Pepinide, che dal suo discendente Carlo Magno prenderà il nome di dinastia Carolingia.

Note
(1) Riprodotta in Patrologia Latina, t.134, Migne: 1853.

(2) Christian Settipani, La préhistoire des Capétiens, 1993, p.109

(3) La Vita Amandi Episcopi è riprodotta nei Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, vol.5, Hannover: 1910 (è disponibile nei Monumenta Germaniae Historica)

(4) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.268

(5) R.P. Vincent de Nancy, Histoire fidelle de Saint Sigisbert XII roy d'Austrasie et III du nom avec un abregé de la vie du roy Dagobert son fils, Nancy: 1702 (ora in allegato a Louis Vazart, Dagobert II et le mystere de la cité royale de Stenay, Parigi: 1983), "La Vie de Saint Dagobert", p.13

(6) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(7) R.P. Vincent de Nancy, Histoire fidelle de Saint Sigisbert XII roy d'Austrasie et III du nom avec un abregé de la vie du roy Dagobert son fils, Nancy: 1702 (ora in allegato a Louis Vazart, Dagobert II et le mystere de la cité royale de Stenay, Parigi: 1983), p.44

(8) Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.453



http://www.renneslechateau.it/rennes-le-chateau.php?sezione=guida&cap=13

GLI ERRORI DEL CODICE DA VINCI

GLI ERRORI DEL CODICE DA VINCI


Introduzione: Ecco da dove veramente ha preso i suoi dati il Codice da Vinci


Dan Brown non ha inventato tutto è vero, molte delle idee che prende provengono da "Il Santo Graal" un libro di tre autori Henry Lincoln, Michael Baigent e Richard Leigh. In questo libero è scritta la teoria che Gesù non sia stato crocifisso ma scappò in Francia insieme alla moglie Maria Maddalena e la sua dinastia fu capostipite della dinastia merovingia (il vero Graal). Partendo da una storia riguardante un prete di nome Bérenger Saunière vissuto a Rennes-le-Château a fine '800 e che si arricchì inspiegabilmente dopo il ritrovamento di certe pergamene, arrivano a tracciare una ricostruzione della storia dei Templari, del Priorato di Sion e indietro fino ai tempi di Gesù. Il libro ha varie illustrazioni di cartine e di stemmi. Gli autori, affrontano varie ipotesi sul Santo Graal, non parlando però solo di quello, ma di tutto ciò che lo circonda: il tesoro dei Catari (o Albigesi), l'ordine dei Templari e altre società segrete, la stirpe di Gesù, che secondo gli autori sarebbe data con Maria Maddalena, fino ad arrivare a parlare dei Grandi Maestri Templari.

Analizzeremo come ci sono tanti di quegli indizi che porteranno a creare queste supposizioni che verranno a mancare piano piano. Come per esempio la causa della ricchezza di quel prete di nome Bérenger Saunière, vedremo che non fu a causa di un silenzio compratogli dalla Chiesa, ma alla vendita di indulgenze, è stato ritrovato il suo diario personale pieno di liste di persone a cui ha venduto indulgenze in cambio di denaro. Questo certo non è che metta luce su questo sacerdote, ma l'ipotesi di questi tre autori viene smontata sul nascere. Ma facciamo le cose con calma. Iniziamo a raccontare la storia di questo libro e di queste ricerche.

Henry Lincoln è un tipo polemico e vivace che ha fatto alcune dichiarazioni sensazionali, viene emarginato dagli studiosi e schernito dagli esperti, lui dice riguardo a questo che "non amano la gente come me che mette in discussione quello che loro insegnano da sempre". Lincoln comincia il suo viaggio negli anni 60' quando da attore diventa sceneggiatore televisivo, finora aveva scritto libri gialli e di fantascienza, ma mai in stile documentaristico, solo narrativo.
Nel 69' Lincoln fa una vacanza in Francia e legge un libro dal titolo Le trèsor maudit "il tesoro maledetto", è ambientato alla fine del XIX secolo e parla di un prete con un segreto il suo nome è Bérenger Saunière vissuto a Rennes-le-Château. Il villaggio è all'origine anche del Codice da Vinci. Secondo Il tesoro maledetto il parroco trova qualcosa in una delle colonne della sua chiesa, due pergamene in latino riprodotte nel libro di cui non si trova l'originale, queste pergamene sarebbero state ritrovate nel 1891.

Saunière avrebbe portato questi documenti a Roma e al ritorno divenne ricchissimo, questo porto Lincoln a pensare che ci fosse qualche segreto così importante che la Chiesa ha riempito d'oro questo sacerdote per comprare il suo silenzio. Lincoln studia il testo e le sue anomalie, nella prima pergamena vi scorge un messaggio in francese nascosto in un testo in latino "Questo tesoro appartiene a Sion e al re Dagoberto II, che lì giace". Negli anni 70' Lincoln indaga per una serie di documentari della BBC. A questo punto Lincoln viene affiancato dagli scrittori Michael Baigent e Richard Leigh.


Si sa ben poco di Dagoberto II (652 – foresta di Woëvre, presso Stenay, 23 dicembre 679), venne assassinato 1300 anni fa e apparteneva ai merovingi, una dinastia franca fondata da un guerriero chiamato Meroveo, secondo la leggenda quando era in cinta la madre di Meroveo andò a nuotare in mare dove venne fecondata nuovamente da una strana creatura per metà pesce chiamata quinotario, da qui i tre ricercatori elaborarono la teoria alla base del libro Il Santo Graal: il pesce, uno dei simboli antichi associati a Gesù, è possibile che esista una stirpe discendente da Gesù? Da questo e da altri indizi emerge un'ipotesi: Gesù Cristo avrebbe avuto un figlio da Maria Maddalena e generato quindi la propria discendenza. In seguito una delle sue discendenti avrebbe sposato un re franco e creato la dinastia merovingia. Nel 1982 i tre escono allo scoperto con il libro Il Santo Graal. Dan Brown non nasconde di essersi inspirato al Il Santo Graal che è stato sicuramente una grande fonte di ricerca per il suo romanzo. Molti degli argomenti presenti nel Codice da Vinci sono stati trattati 20 anni prima nel Il Santo Graal. Michael Baigent e Richard Leigh nel 2006 porteranno in giudizio gli editori del Codice da Vinci per aver rubato le proprie idee, il giudice poi assolverà gli editori del Codice da Vinci.

Il fatto che Gesù abbia avuto dei figli e si sia sposato non compare in nessun scritto medioevale in realtà, in qualsiasi dipinto raffigurante una donna con in braccio il figlio il bambino era sempre Gesù Cristo. La Bibbia non menziona mai il Graal, sono gli scrittori medioevali a creare la leggenda del Graal, secondo uno dei racconti medioevali esso contiene il sangue di Cristo. Secondo Lincoln e compagni il Graal non poteva che essere il ventre della moglie di Gesù, ritengono che sia Maria Maddalena che secondo una leggenda portò il Graal, il bambino, in Francia, in seguito una delle discendenti di Cristo sposò un re franco dando vita alla dinastia merovingia. Ancora questo grande segreto sarebbe stato protetto da una potente e oscura organizzazione: Il Priorato di Sion. Negli anni 70' Lincoln esamina alcuni documenti alla Bibliotheque National, la biblioteca nazionale francese, e trova dei dossier che presumibilmente dimostrano l'esistenza del Priorato, diventano noti come le Dossier secrets. Quando Lincoln li trovò erano in buono stato, riportavano tutta una genealogia dei merovingi, c'è una lista della confraternità di Sion, dei grandi maestri tra cui spiccano Leonardi da Vinci e Newton. E' evidente che sono dei falsi dovrebbero essere stati scritti con due macchine da scrivere diverse agli inizi degli anni 60'. Il priorato di Sion non è mai esistito, o meglio era stato creato da Pierre Plantard, ma il 7 maggio 1956, invece sia per Lincolm che per Dan Brown era nato nel 1099 e aveva un braccio armato addirittura: i templari. In realtà i templari nacquero a Gerusalemme per difendere i cristiani dagli islamici, per garantire i pellegrinaggi. Dall'inizio del XII secolo combattono nelle crociate per difendere la terra santa. Con il loro coraggio ottengono presto ammirazione e ricchezza e uccidendo per Cristo divengono una terribile macchina da guerra, combattevano audacemente ed erano temuti, quando arrivavano i mussulmani scappavano. Per molti secoli gli storici li hanno trascurati, così non essendo conosciuti erano un perfetto telaio per intesserci una storia. Così i templari vengono da Lincoln e Dan Brown considerati i guardiani del Graal.



Gérard de Sède, autore di Le Tresor Maudit (Il tesoro maledetto)


In realtà il libro da cui parte tutto di Gérard de Sède Le trèsor maudit è del 1968, quindi poco prima dei ritrovamenti del 70', questo fa pensare che le due cose siano collegate. Il libro come abbiamo detto è ambientato in Francia nel 1892. La piccola chiesa del paese di Rennes-le-Chateau necessitava ormai da decenni di riparazioni, e il parroco, François Berenger Saunière, era riuscito a raccogliere faticosamente il denaro necessario. Per prima cosa il sacerdote si occupò dell'altare: la lastra di marmo che ne costituiva il piano venne staccata dal muro cui era cementata, e sollevata dalla colonna che la sosteneva. E, in una cavità al suo interno, Saunière ritrovò alcuni manoscritti del XIII secolo, dando inizio a un affaire ormai centenario.
Fino al 1892, infatti, il parroco aveva dovuto arrabattarsi per far quadrare i conti della parrocchia; dopo il ritrovamento delle pergamene, qualcosa cambiò d'improvviso. Saunière le mostrò al vescovo di Carcassonne, poi chiese e ottenne il permesso e il denaro per recarsi a Parigi e fare esaminare i manoscritti da uno specialista. Nella capitale rimase per tre settimane, dove trascorse gran parte del tempo al Louvre e acquistò le riproduzioni di vari quadri, tra cui un dipinto di Nicholas Poussin intitolato Pastori d'Arcadia .
Quest'ultima tela, realizzata intorno al 1640, rappresentava un sarcofago con l'iscrizione "Et in Arcadia Ego"; il sarcofago esisteva veramente a poca distanza da Rennes-le-Chateau, e sebbene, in teoria, Poussin non si fosse mai recato da quelle parti, anche il paesaggio dello sfondo del quadro sembrava coincidere con quello reale. Intanto i lavori alla parrocchia proseguivano; sotto l'impiantito fu rinvenuta una lapide di pietra; essa venne rimossa, ma solo Saunière ebbe modo di vedere cosa celava.

Da quel momento il parroco cominciò a compiere lunghe esplorazioni nei luoghi circostanti, finché , qualche tempo dopo, i lavori di restauro ripresero. Ma, questa volta, con grande spiegamento di mezzi: d'improvviso il denaro cominciò a scorrere a fiumi: il sacerdote sembrava ora possederne in quantità illimitata. Saunière acquistò molti terreni circostanti, costruì una passeggiata a semicerchio, e fece edificare una torre che chiamò Tour Magdala in onore di Maria Maddalena.


Saunière pagò tutti i lavori di tasca sua, e continuò a disporre di grandi quantità di denaro fino alla sua morte (1917). Da dove veniva quell'improvvisa ricchezza? E perchè il sacerdote aveva voluto che sul portale della sua chiesa comparisse la dicitura "Terribilis est locus iste" , ovvero "Questo è un luogo terrificante " ? Per quasi settant'anni l'enigma dell'improvvisa ricchezza del parroco rimase relegato tra i misteri locali; poi, nel 1968, Gérard de Sède, esoterista e scrittore specializzato in saggi sui tesori nascosti, raccontò la storia di Saunière nell'intrigante volume Le Tresor Maudit (Il tesoro maledetto).

Secondo Gérard de Sède, il sacerdote aveva risolto un complicato codice che coinvolgeva, oltre alle pergamene, il quadro di Poussin, giungendo così al nascondiglio di un tesoro maledetto (le ragioni del sinistro attributo non sono perfettamente chiare, ma giustificano la frase "Terribilis est locus iste") forse proveniente dal Tempio di Gerusalemme.
Nel corso di alcune interviste con Gérard de Sède, Lincoln si convinse che questi faceva parte di una misteriosa consorteria, il Priorato di Sion , e che nel suo Tresor Maudit aveva volutamente disseminato una serie di indizi, affinché qualcun altro portasse avanti la ricerca.

L'apparente coincidenza fa pensare che vi sia stato qualche legame tra Sedè e Pierre Plantard, su cui però i due personaggi si tengono molto vaghi. Il mistero attirò l'attenzione dei media e un produttore televisivo della BBC, il nostro Henry Lincoln, dopo varie ricerche assieme allo storico amatoriale Richard Leigh e a Michael Baigent, riscoprì i vari documenti relativi al Priorato. Prendendoli come autentici i tre, basandosi in particolare su un manoscritto, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (scritto in realtà dallo stesso Pierre Plantard), hanno pubblicato i loro risultati in un libro, Il Santo Graal (The Holy Blood and The Holy Grail) in cui furono rese di pubblico dominio le pretese del Priorato, suscitando un forte interesse mediatico. Il libro Il Santo Graal e Les Dossiers secrets de Henri Lobineau presentano il priorato come se fosse una società vecchia di un millennio, con il compito della sopravvivenza di una linea Merovingia di re Franchi, che sarebbe sopravvissuta nell'ombra.


Lincoln, trova nei documenti trovati da Saunière a Rennes-le-Château (da sottolineare come intorno ci siano rovine templari, probabilmente) un messaggio segreto e nella rivelazione del messaggio segreto traccia sul foglio una figura geometrica alla corrispondenza delle lettere che lo compongono, compare una stella a cinque punte. Nel secondo testo di Saunière, Lincoln identifica un testo ancora più elaborato: "Pastorella, nessuna tentazione che Poussin e Teniers hanno la chiave".

Nicolas Poussin (Les Andelys, 15 giugno 1594 – Roma, 19 novembre 1665), è un noto artista francese del XVII secolo, il suo dipinto più famoso è il pastore dell'arcadia, tre pastori e una pastorella presso un sepolcro, Lincoln sapeva che quel sepolcro era inventato, in realtà venne informato della sua reale esistenza proprio vicino a Rennes-le-Château, tutto sembrava uguale non solo il sepolcro ma anche l'ambientazione intorno. Poussin però difficilmente dipinse andando in mezzo ai campi, abitudine degli impressionistici di 200 anni dopo. In realtà poi ci sono delle piccole discrepanze tra il dipinto e la realtà, certo le somiglianze tra dipinto e realtà rimangono molto forti. Lincoln fa una radiografia del dipinto e trova una geometria anche qui, un pentacolo ancora una volta, ancora una volta una stella a cinque punte. Pensò che Poussin volle lasciare qualche indizio riguardo al paesaggio per questo Lincoln si mise a studiare le mappe di Rennes-le-Château. Trovò una geometria che parte dal villaggio di Rennes-le-Château e che riporta ancora una volta a una stella a cinque punte. La Chiesa è dedicata a Maria Maddalena e la Maddalena ha ricevuto come simbolo celeste la stella a cinque punte.

Autoritratto di Nicolas Poussin



Pastori in Arcadia, Nicolas Poussin (1640 circa); il dipinto contiene il presunto motto del Priorato, Et in Arcadia ego
Visuale presso Rennes-le-Château, le somiglianze tra dipinto e realtà rimangono molto forti, nonostante alcune differenze




La stella a cinque punte che unisce le chiese di Bombolm
Lincoln troverà queste stelle a cinque punte anche in un altro luogo molto lontano, Bombolm, un isola danese tra la Svezia e la Germania, a 1000 km da Rennes-le-Château, trova lo stesso simbolo.Un gruppo di chiese medioevali allineate allo stesso modo. Quattro delle quindici chiese medioevali sono circolari, uniche, non sappiamo chi le ha costruite. Altre strutture con la stessa conformazione sono state costruite da cavalieri templari. Il più grande esempio di chiesa circolare è a Londra Temple Church costruita dai templari nel 1185. Il re di Francia, Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare il 14 settembre 1307 inviò messaggi sigillati a tutti i balivi e siniscalchi del regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei beni da loro detenuti, che vennero eseguite il 13 ottobre 1307, mossa che riuscì in quanto viene astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari; i Cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati e selvaggiamente torturati in carcere finché non confessarono tutte le accuse che il Re aveva spiccato sul loro conto (tra cui eresia, sodomia e idolatria).

In seguito a questa mossa, il 22 novembre 1307 papa Clemente V (temendo forse che Filippo il Bello potesse finire per diventare indipendente dall'autorità della Chiesa) con un atto di debolezza emise la bolla Pastoralis præminentiæ con la quale ordinò a sua volta l'arresto dei templari in tutta la cristianità, e il 12 agosto 1308 con la bolla Faciens misericordam sciolse l'ordine confermando le accuse estorte ai prigionieri con la tortura.


Chiesa tonda di Bombolm


Autori francesi come Franck Marie (1978), Jean-Luc Chaumeil (1979, 1984, 1992) e Pierre Jarnac (1985, 1988) non hanno mai preso sul serio Pierre Plantard e il Priorato di Sion, al contrario di Baigent, Lincoln e Leigh. Essi conclusero rapidamente che si trattava di una bufala, delineando i motivi del loro verdetto, e fornendo prove dettagliate che gli autori di Holy Blood non avevano riportato per esteso. Implicano inoltre che queste prove sono state ignorate da Baigent, Lincoln e Leigh allo scopo di sostenere la versione mitica della storia del Priorato, infatti Jean-Luc Chaumeil li aveva informati un anno prima della pubblicazione del loro libro della falsità di quei documenti. Scoprì come anche le pergamene erano state create, per autenticare la confraternita di Sion dovevano citarla nelle pergamene. Philippe de Chérisey, un marchese erudito, fu lui a creare le pergamene in accordo con Plantard, Jean-Luc Chaumeil trovò le pergamene originali con l'aggiunta importante che afferma che sono state scritte a mano da Philippe de Chérisey. D'altronde Jean-Luc Chaumeil ha trovato anche un documento di quaranta pagine una confessione di Philippe de Chérisey che spiega come hanno organizzato tutto. La confraternita di Sion esisteva ma fu fondata da Plantard e era composta da quattro o cinque membri. L'intero piano era stato architettato per rendere Plantard discendente al trono di Francia, per renderlo successore dei merovingi, Philippe de Chérisey lo aiutò per divertimento e Gerarde de Sedè lo aiutò con il suo libro, era tutta una burla creata ad arte.

Quando nel 1982 uscì il libro Il Santo Graal la burla iniziò a diventare seria, quello che interessava a Plantard era di risultare successore della dinastia merovingia, non di certo discendente di Cristo, fu così che disse che quel libro conteneva molte invenzioni, di cui la più grande è la discendenza di Cristo, affermando di non aver mai dichiarato di essere discendente di Cristo. Gerarde de Sedè scrisse un secondo libro in cui spiegava la burla da cui è nato tutto. D'altronde anche la storia della ricchezza del prete Bérenger Saunière di Rennes-le-Château, si scoprì derivante da altro, la risposta si trova nei diari del sacerdote esposti al museo di Rennes. Era diventato ricco vendendo indulgenze a ricchi nobili, la prova è nei suoi registri, ha venduto migliaia di indulgenze.

Nel 1989 Pierre Plantard cercò senza riuscirci di salvare la sua reputazione e il suo programma sostenendo che il Priorato di Sion era stato in realtà fondato nel 1681 a Rennes-le-Château. Nel settembre 1993, egli sostenne che Roger-Patrice Pelat era stato Grande Maestro del Priorato di Sion. Pelat era un amico dell'allora presidente francese François Mitterrand ed era al centro di uno scandalo che coinvolgeva il Primo Ministro francese Pierre Bérégovoy. Un tribunale francese ordinò una perquisizione nell'abitazione di Plantard, trovando molti documenti, inclusi alcuni che proclamavano Plantard come vero re di Francia. Sotto giuramento, Plantard ammise che aveva fabbricato tutto, compreso il coinvolgimento di Pelat con il Priorato di Sion. A Plantard venne ordinato di cessare e desistere da tutte le attività legate alla promozione del Priorato di Sion e visse lontano dai riflettori fino alla sua morte, avvenuta a Parigi il 3 febbraio 2000.

Il Codice da Vinci riporta tutto questo a galla tutte cose che sono già state dichiarate inventate dagli stessi che le hanno messe in atto.


GLI ERRORI DEL CODICE DA VINCI



http://www.cristiani.altervista.org/teologia/codice/introduzione.htm

venerdì 12 dicembre 2008

AVVERTIMENTO PER TUTTI COLORO CHE SI PERMETTONO DI FALSIFICARE GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

AVVERTIMENTO PER TUTTI COLORO CHE SI PERMETTONO DI FALSIFICARE GESU'
CON CALUNNIE E BESTEMMIE

**********************************************
Tutti dovremo un giorno comparire davanti al vero Signore Gesù Cristo Giudice di tutta la terra,
e non davanti a quello partorito dall’immaginazione di qualche ateo, agnostico, pagano o falso cristiano.
Il nostro destino eterno dipende dal rapporto che avremo avuto con Lui.

CHI NON CREDE IN GESU' NON SI SALVA

V.Giovanni: 3, 35-36
3,35Il Padre ama il Figlio, e ha dato ogni cosa nelle sue mani. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna.
Chi disubbidisce al Figlio non vedrà la vita: incombe su di lui la collera di Dio.

V.Giovanni: 8, 23-24
8,23Gesù rispose: " Voi siete della terra; io sono del cielo. Voi appartenete a questo mondo, io non appartengo a questo mondo.
24Vi ho detto che andrete in rovina per i vostri peccati. IO SONO: se non credete questo, andrete in rovina per i vostri peccati" .

V.Matteo: 10, 32-33
10,32"Tutti quelli che dichiareranno pubblicamente di essere miei discepoli, anch'io dichiarerò che sono miei,
davanti al Padre mio che è in cielo. 33Ma quelli che pubblicamente diranno di non essere miei discepoli,
anch'io dirò che non sono miei, davanti al Padre mio che è in cielo.

V.Marco: 8,38

8, 38Se uno si vergognerà di me e delle mie parole di fronte a questa gente infedele e piena di peccati,
anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà, glorioso come Dio suo Padre, insieme con i suoi angeli santi".
V.Marco: 16, 16
16,16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; ma chi non crederà sarà condannato.


PER CHI BESTEMMIA E DICE COSE FALSE

V.Matteo : 12, 30-32

12,30"Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie insieme con me spreca il raccolto.
31"Perciò vi dico: tutti i peccati e tutte le bestemmie degli uomini potranno essere perdonati,
ma chi avrà detto una bestemmia contro lo Spirito Santo non potrà essere perdonato.
32Se uno avrà detto una parola contro il Figlio dell'uomo potrà essere perdonato; ma chi avrà detto una parola contro
lo Spirito Santo non sarà perdonato, né ora né mai.

V.Matteo: 12, 36-37
12,36"Vi assicuro che nel giorno del giudizio tutti dovranno render conto di ogni parola inutile che hanno detto:
37perché saranno le vostre parole che vi porteranno a essere condannati o a essere riconosciuti innocenti".

GESU' PUNIRA' I PECCATORI
V.Matteo: 13, 40-43

10,40"Come l'erba cattiva è raccolta e bruciata nel fuoco, così si farà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli,
ed essi porteranno via dal suo regno tutti quelli che sono di ostacolo agli altri e quelli che fanno il male.
42Li getteranno nel grande forno di fuoco. Là piangeranno come disperati. 43Invece, quelli che fanno la volontà di Dio,
quel giorno saranno splendenti come il sole nel regno di Dio Padre. Chi ha orecchi, cerchi di capire".

V.Matteo: 16, 27
16,27"Il Figlio dell'uomo ritornerà glorioso come Dio suo Padre, insieme con i suoi angeli.
Allora egli darà a ciascuno la ricompensa in base a quel che ciascuno avrà fatto.


GESU' AVVERTE I FALSI CRISTIANI

V.Matteo: 7, 21-23
7,21"Non tutti quelli che dicono: "Signore, Signore!" entreranno nel regno di Dio.
Vi entreranno soltanto quelli che fanno la volontà del Padre mio che è in cielo.
22Quando verrà il giorno del giudizio, molti mi diranno: "Signore, Signore!
Tu sai che noi abbiamo parlato a tuo nome, e invocando il tuo nome abbiamo
scacciato demòni e abbiamo fatto molti miracoli".
23"Ma allora io dirò: Non vi ho mai conosciuti. Andate via da me, gente malvagia!".



ANCHE SAN PAOLO DONA UN DURO AVVERTIMENTO A CHI RACCONTA FALSI VANGELI
Galati: 1, 6-9
1,6Mi meraviglio di voi! Dio vi ha chiamati a ricevere la sua grazia donata a voi per mezzo di Cristo,
e voi gli voltate così presto le spalle per ascoltare un altro messaggio di salvezza! 7In realtà, un altro non c'è.
Esistono solamente alcuni che vi confondono le idee. Essi vogliono cambiare il vangelo di Cristo.
8Ma sia maledetto chiunque vi annunzia una via di salvezza diversa da quella che io vi ho annunziata:
anche se fossi io stesso o fosse un angelo venuto dal cielo. 9Sì! L'ho detto e lo ripeto:
chiunque vi annunzia una salvezza diversa da quella che avete ricevuto, sia maledetto.

Citazioni Bibbia Tilc
http://www.bibbiaedu.it/bibbia/interconfessionale/nt/index.html

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it

ANCHE LA CHIESA CATTOLICA ACCETTA IL FALSO GESU' DEI ROMANZI BLASFEMI

CENTRO ANTI-BLASFEMIA
COSA PENSA GESU' DEI ROMANZI BLASFEMI CONTRO DI LUI VERE CALUNNIE OFFENSIVE?
GESU' HA ORDINATO AI SUOI DISCEPOLI DI PREDICARE I SUOI INSEGNAMENTI MATTTEO: 28,18-20
ORA COSA PENSA GESU' SUI CATTOLICI CHE PUBBLICANO VENDONO DIFFONDONO ED ESALTANO
I ROMANZI BLASFEMI SCRITTI DA ATEI COME IN QUESTO CASO ?

***************************************


IL VANGELO SECONDO PILATO DI ERIC EMMANUEL SCHMITT
SAN PAOLO EDIZIONI 2002

*******************************************

GESU' NEL BLASFEMO ROMANZO
Nell’orto del Getsemani, in attesa che i soldati vengano ad arrestarlo e consegnarlo al tribunale che lo condurrà alla crocifissione,

Jeshua ripensa la sua vita.

Quindi la scena si apre sulla collina degli Ulivi, quando poche ore prima del suo arresto Gesù ripercorre le tappe della sua vita.
E’ Gesù stesso all’inizio della rappresentazione che da uomo si interroga e dubita sulla sua natura divina,
che ha paura: «Tra qualche ora - dice - si saprà se sono davvero il Figlio di Dio o se ero solo un pazzo. Uno di più. Uno dei tanti».

Schmitt costruisce un Gesù umano che non sa chi sia e si chiede di continuo: " Chi sono? "

Un Gesù che ripensando alla sua missione perfino crede d'essere pazzo.

Il Gesu' di Schmitt non sa se ha trovato Dio o è Satana ad ingannarlo! (Perfino questa bestemmia contro lo Spirito Santo Marco: 3,28-30)

Un Gesù che per affrontare la morte non avendo fede in Dio, decide di credere in se stesso, nel suo inconscio.

Ecco cosa Schmitt fa raccontare a Gesù;

«Avrei potuto essere altrove, questa sera. Avrei potuto spassarmela in una locanda, mescolato ai pellegrini della mia terra .

Ecco dove mi ha condotto questo mio sogno: aspettare in questo giardino una morte che mi fa paura» (p. 9 s).

Quale sogno? Il sogno che la sua risurrezione dalla morte avrebbe confermato il convincimento delle folle: essere lui il messia.

(QUINDI PROTAGONISMO TANTO ODIATO DAL VERO GESU')

Ha accettato la scommessa di Jehuda: «Il terzo giorno ritornerai», ed eccolo ora, in preda alla paura e al dubbio,

in attesa che il suo destino si compia.

Quando suo padre è morto, «di colpo, sotto il sole di mezzogiorno», ne ha preso il posto di carpentiere per mantenere fratelli e sorelle.

Carpentiere mediocre, ma giovane ricercato per saggezza e per capacità di amare. Pensa di non essere fatto per il matrimonio,

(VERAMENTE GESU' NE POTEVA E NE VOLEVA SPOSARSI ESSENDO IL PANE IMMACOLATO DISCESO DAL CIELO

E NATO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO GIOVANNI: 6, 32-35, MATTEO :1, 20-23, LUCA: 20, 34-36.)

Ecco che Joushua incontra Rebecca, splendida per bellezza e qualità femminili, allora spinto dal desiderio di averla decide di sposarla.

Così invita la giovane in una locanda sul lago, le offre in dono una spilla di oro, mangiano e bevono, quando un vecchio e un bambino chiedono la carità.

Lei si lascia sfuggire una esclamazione rabbiosa, e l’oste scaccia i mendicanti a colpi di strofinaccio. Il giorno seguente Jeshua rompe il fidanzamento.

Ha scoperto «il terribile egoismo che si annida nella felicità»; e lui non è fatto per la felicità che «ci lascia in disparte, fa chiudere le porte, serrare le imposte,

dimenticare gli altri, erigere muraglie invalicabili; la felicità presuppone il rifiuto di vedere il mondo così com’è» (p. 24).

(QUINDI SCHMITT HA SCAMBIATO I COSTUMI CASTI DEGLI EBREI AI TEMPI DI GESU' CON QUELLI DEI PARIGINI DI OGGI!)

(Le ragazze ebree restavano sempre in casa, non andavano fuori a cena con l'amico o fidanzato, poi il fidanzato mai avrebbe potuto lasciare la fidanzata

poiché questo era ripudio e per essere permeso occorrevano motivi gravi, allora i fidanzati erano legalmente sposi, infatti il fidanzamento avveniva dopo contratto e versamento della dote da parte del promesso sposo)

Sfidando le ire dei familiari e la disapprovazione della madre, Joushua intende vivere per gli altri, amarli, operare per la giustizia, condividere la sofferenza.

Diventa, senza volerlo, un consolatore degli afflitti e un consigliere dei dubbiosi, tanto da attirarsi lo sdegno del rabbino:

«Ma chi sei tu per pensare di poter parlare delle Scritture? Chi sei per poter dare dei consigli agli altri?

A Gerusalemme saresti già morto, lapidato» (p. 24). Che cosa fare? Dietro consiglio di sua madre, si reca dal cugino Giovanni.

Lo osserva, lo ascolta; magro, irsuto, ruvido; pratica un battesimo per la remissione dei peccati. Quando Jeshua gli si presenta per essere battezzato,

egli lo fissa, poi si mette a gridare: «Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (p. 35).

E aggiunge: «Sono io ad aver bisogno di essere purificato da te!

(IN QUESTO CASO BATTISTA AVREBBE TRATTATO QUESTO GESU' COME UN QUALSIASI PECCATORE)

Sono io che ti chiamo con tutte le mie forze e tu che vieni a me! Io ti amo!». Gesù sviene.

Alcune donne raccontarono che dal cielo era scesa una colomba e si era posata sulla sua fronte.

L’interrogativo sulla sua identità si fa presente. Su di lui circolano giudizi discordi: il Messia? un guru? un illuso?

(PERCHE' PRENDERE I VANGELI E FALSIFICARLI CON FANTASIE BLASFEME ?)

«Da trent’anni tutti avevano un’opinione sul mio destino; io no». Per sfuggire alle tante dicerie, si rifugia nel deserto,

e qui fa un’esperienza sconvolgente.

«Precipitavo dentro me stesso . Poi ebbi la sensazione di rallentare. Stavo cambiando consistenza .

E, lentamente, si consumò la trasformazione.

Ero io e non ero io . Approdai in un oceano di luce . Ero disceso nella fucina della vita, nel centro,

nel focolare, là dove tutto si fonde, si fonda e si decide.

Dentro di me non trovavo il mio “io”, ma più che me stesso, molto più che il mio io: un mare di lava in fusione,

un infinito mobile e cangiante dove non percepivo alcuna parola,

alcuna voce, alcun discorso, ma dove provavo una sensazione nuova, terribile, gigantesca, unica,

inesauribile: il senso che tutto fosse giustificato» (p. 38).

In questo mare Jeshua non trova se stesso, trova Dio. Meglio, dentro di sé c’è qualcosa di più che se stesso,

«un tutto che non è me e che tuttavia non mi è estraneo»,

lo oltrepassa, lo organizza; «un tutto sconosciuto da cui si diparte ogni conoscenza,

un tutto incomprensibile che rende possibile ogni comprensione, un’unità da cui derivo,

un Padre di cui sono il Figlio» (p. 39). Figlio di Dio o vittima di una tentazione? Lui, un falegname, figlio di Dio?

Realtà divina o illusione diabolica?

(QUI SI FA L'IMPERDONABILE BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO SANTO MARCO: 3, 28-30)

Nessuna risposta. Allora fa una scommessa: «La scommessa di credere che le mie cadute, le mie gravi meditazioni, mi conducessero a Dio e non a Satana.

Ho fatto la scommessa di credere che avevo qualcosa di buono da fare. Ho fatto la scommessa di credere in me stesso» (p. 40).

(IL DIAVOLO DI SCHMITT SI COSTRISCE UN GESU' CHE CREDE NELL'UOMO E NON IN DIO)

Seguono giorni esaltanti. Seguìto prima da Andrea e Simone, poi da altri discepoli, percorre la Galilea

predicando quanto Dio gli rivela e riversando la sua attenzione e il suo amore su poveri, miseri, afflitti, donne.

Quando si trova di fronte a un quesito, si apparta dietro un albero o una roccia e si cala «nel suo pozzo»,

cioè «nel fondo di me stesso per incontrare mio Padre e riemergere con un’inesauribile dose d’amore» (p. 49).

(PERCHE' INVENTARE TUTTE QUESTE DISTORSIONI FANTASIOSE E NON ACCETTARE LA SEMPLICITA' E VERITA' EVANGELICA ?)

Non mancano incomprensioni e difficoltà.I suoi familiari lo rifiutano, anzi lo odiano; sua madre, piangendo, gli prospetta il traguardo della follia;

il clero è indignato per i suoi insegnamenti e il suo agire contro la Legge.

La situazione si aggrava quando si verificano alcuni miracoli. Miracoli? O non piuttosto energia che si sprigiona dalla capacità di amare?

(L'OSTINAZIONE DI SCHMITT DI NEGARE IL DIVINO ANCHE DIFRONTE I MIRACOLI)

Oppure eventi spiegabili naturalmente? Un dubbio lo assale: che i suoi discepoli, travolti dalla passione, esagerino e parlino di prodigi.

«Non sono forse stati loro a riempire gli otri di vino? Ad avermi attribuito il felice arrivo di un branco di pesci nel lago di Tiberiade?» (p. 49).

Esaltati, in buona fede. Anche l’episodio del figlio di Rebecca (la vedova di Nain), da lui richiamato alla vita, può avere una spiegazione naturale

. A Jehuda che afferma il miracolo, così replica: «Sai bene anche tu come sia difficile riconoscere la morte. Quante persone vengono sotterrate vive?

Il bambino forse era soltanto addormentato» (p. 57 s). Insomma, lui non ha il potere di compiere miracoli.

(QUI IL DIAVOLO DI SCHMITT INSISTE NEL RENDERE GESU' UN UOMO SENZA CARISMI E SPIRITO SANTO

NEI VANGELI NON SOLO GESU' HA GLI STESSI POTERI DEL PADRE GIOVANNI: 5, 19-30

MA ANCHE AI SUOI APOSTOLI CONFERISCE I POTERI LUCA: 10, 17-20 )

È il Padre, è la fede a compierli.

Jehuda è di parere diverso: la risurrezione del bambino è la prova che Jeshua è l’Eletto. Gli si prostra a terra e piange, abbracciato ai suoi piedi.

Per non deluderlo Jeshua riformula la scommessa: «Jehuda, io non so chi sono. So soltanto che sono abitato da qualcuno che è più grande di me.

So anche, in virtù di quell’amore che egli mi manifesta, che Dio da me si aspetta molto. Allora, Jehuda, ascolta bene quello che ti dico.

Faccio una scommessa. Scommetto, dal più profondo del mio cuore, di essere colui, sì, colui che tutto Israele attende.

Faccio la scommessa di essere veramente il Figlio» (p. 58).

Fra i discepoli, Giuda soltanto crede ciecamente che Gesù sia il Messia.

per questo Giuda è l’unico cui Gesù possa chiedere di tradirlo per salvare la comunità dal linciaggio.

Schmitt ribalta il ruolo del traditore di Cristo (versione avvallata recentemente dalla traduzione del cosiddetto Vangelo di Giuda),

(PERCHE' ADDIRITTURA SCHMITT CAPOVOLGE IL VANGELO TRASFORMANDO IL DIAVOLO GIUDA GIOVANNI : 7, 70-71

NEL MIGLIORE DEGLI APOSTOLI ?)

Quindi tra i suoi discepoli il prediletto è Jehuda. Istruito e conoscitore delle Scritture, vuole convincerlo di essere il Figlio di Dio, il Messia.

sacri testi sono chiari: «Tu devi tornare a Gerusalemme, Jeshua. Il Cristo conoscerà la sua apoteosi a Gerusalemme,

i testi sono espliciti. Dovrai essere umiliato, torturato, ucciso prima di rinascere. Sarà un momento difficile» (p. 64).

Illuminato dalla sua fede, Jehuda parla della morte del Messia «con la calma della speranza»:

«Tu morirai per qualche giorno, Jeshua, tre giorni, poi risorgerai».

La forza persuasiva del discepolo amato ha il sopravvento sulla paura del maestro.

Jeshua accetta di morire, e prega Jehuda di aiutarlo: accetti di essere considerato un traditore,

lo consegni ai soldati e alla croce. E Jehuda? Andrà a morire anche lui: «Se tu vai a farti crocifiggere, perché io non posso andare ad impiccarmi?» (p. 75).

Tutto si compie secondo quanto previsto. Il gesto di Jeshua è chiaro. Accetta di morire perché il suo dubbio si risolva.

Se dopo tre giorni risorgerà, è davvero il Messia, altrimenti sarà ritenuto un illuso.

QUINDI IL GESU' DI SCHMITT HA BISOGNO DEI CONSIGLI DI GIUDA CHE CONOSCE LE PROFEZIE

DEL MESSIA SOFFERENTE QUANDO NEI VANGELI GLI APOSTOLI NON SI ASPETTAVANO LA MORTE DI GESU'

MA UN GESU' GLORIOSO E RE D'ISRAELE-SCHMITT LAVORA DI TROPPA FANTASIAE IGNORANZA ESTREMA)

Schmitt infanga anche i discepoli i quali sono pronti a tornare belando alle loro vite dopo la morte del loro Maestro.

Schmitt inserisce nel romanzo anche la figlia di Erodiade colei che fece uccidere il Battista,

una Salomè-Lolita cui (scandalo!) per prima appare il Cristo risorto, un Giuseppe d’Arimatea invidioso e pieno di rancore.

(PERCHE' CAPOVOLGERE LA REALTA' EVANGELICA E TRASFORMARE IL SANTO GIUSEPPE D'ARIMATEA

IN UN INVIDIOSO ?)

*************************************
Le teorie dell'ateo Schmitt su Gesù;

Schmitt si chiede :

"Sapeva Gesù sin dall’inizio che era il figlio di Dio o lo ha scoperto progressivamente?».

«Mi sembra che i quattro Vangeli, salvo qualche particolare, rispondano a tale quesito: Gesù è soltanto un uomo,

ispirato da Dio certamente, ma nient’altro che un uomo fino alla sua morte in croce. Diversamente non soffrirebbe.

È la Risurrezione che gli conferisce, nella sua realtà terrena, la realtà (le statut) di Dio» (p. 247).

Affermando che «Gesù nasce e muore come un uomo» (cfr Journal, cit., 251)

Schmitt nega non soltanto la concezione del Verbo per opera dello Spirito Santo,

ma anche la concezione verginale di Maria. Ritiene anche che «il compito dato a Maria appare

nettamente come il frutto della storia del cristianesimo più che il prodotto dei Vangeli» .

***************************************************************************************************************

N.B. LA CHIESA CATTOLICA HA ACCETTATO QUESTO ROMANZO EDITO DA SAN PAOLO

UN ARTICOLO DA CIVILTA' CATTOLICA

http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2008/3800/Articolo%20Castelli.html

RIPRESO DA ZENIT

http://www.zenit.org/article-15821?l=italian

VEDI ANCHE I CATTOLICI



http://www.vivicentro.org/il-mondo-visto-da-roma-18-ottobre-2008-vt11028.html

http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=123&id_n=4776

http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=102&id_n=4546

http://sacerdotisposati.splinder.com/post/19146074/Il+Vangelo+secondo+Pilato+di+S

******************************************************************************

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it