sabato 13 dicembre 2008

LA DINASTIA MEROVINGIA DAL SITO RENNESLECHATEAU

11. La dinastia Merovingia
Mentre la Settimania era saldamente in mano ai Visigoti, nel nord della Gallia nasceva una dinastia che, dal XX sec. in avanti, verrà molto spesso - e non sempre a ragione - collegata alle vicende di Rennes-le-Château: quella dei Merovingi.

E' grazie a due testi fondamentali che si possono ricostruire le intricate vicende di questa famiglia: l'Histoire des Francs di Gregorio di Tour (VI sec.) e il Liber Historiæ Francorum (VIII sec.), di autore incerto ma noto come "Cronaca di Frédégaire", dal nome dello stampatore che la pubblicherà nel XVI secolo.

La dinastia aveva avuto origine dai Sicambri, una tribù del popolo germanico dei Franchi che aveva attraversato il Reno all'inizio del V secolo per stabilirsi nel territorio oggi corrispondente alla Francia del Nord, nei pressi delle Ardenne, e il Belgio.

Le notizie sui primi re dei Franchi sono frammentarie: il più antico di cui si abbia notizia è un certo re Chlodion le Chevelu, che avrebbe regnato sui Franchi dal 429 fino alla morte che sopraggiunse nel 447. Chlodion ebbe un figlio che gli succedette: si chiamava Meroveo (Mérovée), e proprio da lui prese il nome la dinastia dei Merovingi.

Intorno alla figura di re Meroveo sono nate molte leggende; la più celebre si trova sul Liber Historiæ Francorum, e racconta l'origine mitologica del sovrano che avrebbe avuto due padri. La madre, infatti, già incinta del marito - il re Chlodion - sarebbe andata a nuotare nell'oceano, dove sarebbe stata sedotta e violentata da un mostro marino descritto come una "bestia di Nettuno simile ad un Quinotauro" (1).

L'essere avrebbe ingravidato per una seconda volta la donna, che quindi partorì un bambino che aveva nelle vene il miscuglio del sangue di un re franco con quello di uno strano essere marino (2).

Meroveo governò i Franchi dal 447 al 457 ed ebbe un figlio, Childéric I (436-481), che gli succedette alla morte.

Ricordato come ultimo re pagano, Childéric fu sepolto a Tournai e la sua tomba verrà scoperta casualmente nel 1653 (3). All'interno del luogo di sepoltura il corpo era identificato dal nome e da un sigillo d'oro, su cui il sovrano era ritratto nelle vesti di un ufficiale romano, con mantello militare e corazza, e i capelli lunghi - simbolo di regalità presso i Franchi. Intorno alla tomba del re erano stati sepolti anche diversi cavalli - secondo un rituale funerario barbaro.

L'aspetto da ufficiale romano con cui venne ritratto Childéric I fa ritenere agli storici che l'ingresso dei Franchi nel nord della Gallia non fu una conquista brutale: al contrario, il sovrano venne accolto come naturale successore dell'ultimo dirigente romano. Il breve epitaffio sulla tomba di un soldato franco scoperta a Budapest condensa bene l'idea della fratellanza tra Franchi e Romani:

Francus ego cives, miles romanus in armis
Sono cittadino franco ma soldato romano (4)

Nel 481 a Childéric I succede il figlio Clodoveo. Il sovrano si allea ai Burgundi sposando una nipote del re Gondebaud, la principessa cattolica Clotilde (475-545). Sotto l'influenza di Clotilde, e probabilmente per guadagnarsi l'appoggio della gerarchia romana in Gallia, Clodoveo si converte al Cristianesimo il giorno di Natale del 496 (5), quando viene battezzato da Saint Remi, vescovo di Reims. Acquisito così anche l'appoggio del vescovado, Clodoveo inizia muovere i primi attacchi ai Visigoti ariani nel sud della Gallia, incontrando tra l'altro il sostegno di molte popolazioni locali cui appare come liberatore dall’eretica dominazione visigota.

L’appoggio del clero a Clodoveo diventa esplicito quando nel 506 il Concilio di Agde si apre con una preghiera che invocava la prosperità del regno franco. La guerra che scoppia l’anno successivo ha una delle battaglie decisive a Vouillé, dove i Franchi prevalgono sui Visigoti di Alarico II, conquistando così Bordeaux e Toulouse. I Visigoti riescono a mantenere soltanto il controllo della Settimania. Carcassonne riuscirà a resistere ad un assedio franco del 508 e a tre spedizioni franco-burgunde dal 585 al 589.

Con la morte di Clodoveo nel novembre 511, il regno viene diviso tra i suoi quattro figli: Thierry (?-534) si insedia a Reims, Clodomir (495-524) a Orléans, Childebert (495-558) a Parigi e Clotaire (497-561) a Soissons.

Alla morte di Clodomir i tre fratelli superstiti fanno uccidere i suoi figli; l'unico a restare in vita è Cloud, che viene sottoposto alla tonsura monacale. Data la simbologia "regale" della lunga capigliatura, il gesto di tagliare i capelli ad un membro della famiglia equivaleva ad escluderlo dal trono. Cloud fonderà l'omonimo monastero nella regione di Parigi e dopo la morte verrà proclamato santo.

I figli di Clodoveo proseguono la politica d'espansione del padre, conquistando il regno burgundo (nel 534) e la Provenza (nel 537). Dopo la morte di Thierry e Childebert, nel 558 Clotario ristabilisce il Regnum Francorum nel 558, ma l'unità è destinata a durare solo tre anni: nel 561, alla sua morte, il regno viene nuovamente diviso tra i quattro figli. Caribert (521-567) diventa re di Parigi, Gontrand (545-593) re di Borgogna, Sigeberto I (525-575) re d'Austrasia e Chilpéric I (561-584) re di Soissons. La frammentazione del potere solleva rivalità e gravi conflitti familiari.

L'unità viene ristabilità con la presa di potere di Clotario II (584-629) figlio di Chilpéric I, e viene mantenuta da Dagoberto I (603-639), figlio di Clotario. E' Dagoberto a fare della basilica di Saint Denis la necropoli dei re di Francia. Durante il governo di Dagoberto acquista sempre maggior potere politico la famiglia dei Pepinidi, discendenti dell'aristocratico Pépin de Landen (580-640). Antenati di Carlo Magno, i Pepinidi diventeranno in breve la più importante famiglia dell'Austrasia.

Nel 639, alla morte di Dagoberto I, il regno viene di nuovo frammentato: a Sigeberto III (631-656) viene affidata l'Austrasia, a Clodoveo II (635-657) la Borgogna e la Neustria.

Ciò che seguì alla nascita di Dagoberto II, figlio di Sigeberto III, è di fondamentale importanza: se su ciò che è stato riportato fino a questo punto c'è un'ampia concordanza tra gli storici, da qui in avanti la ricostruzione della vita di Dagoberto II diventa un'impresa molto scivolosa, cui bisogna dedicare una particolare attenzione: la consultazione delle fonti primarie è fondamentale, data l'importanza che questo personaggio assumerà nel XX secolo all'interno della mitologia di Rennes-le-Château.

Note
(1) Cronaca di Frédégaire cit. in François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.148

(2) Nel nome di Meroveo si riconosce il prefisso "Mer" che in francese suona come "madre" ma anche come "mare"

(3) François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.33

(4) Cit. in François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.138

(5) In François Vallet, Les Mérovingiens de Clovis à Dagobert, Gallimard, 1995, p.35 vengono invece proposte le due date del 495 e del 498.

» 12. Vita di Dagoberto II

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Vita di Dagoberto II
In seguito alla morte di Dagoberto I e alla frammentazione del regno tra l'Austrasia da un lato e Borgogna/Neustria dall'altro, la tensione tra le due regioni è destinata a crescere.



In Austrasia il controllo del potere da parte dei Pepinidi è tale che uno di loro, il maestro di palazzo Grimoaldo, nel 651 fa adottare a Sigeberto III suo figlio Childeberto - che viene quindi soprannominato "l'adottato"; ciò nella speranza che sarà la famiglia dei Pepinidi a succedere a Sigeberto (1).


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

E' il reverendo Daniel a rivelare le intenzioni di Grimoaldo, frustrate presto dalla nascita di un erede a Sigeberto: "I grandi progetti del maestro furono vanificati dal momento che il re ebbe un figlio cui diede il nome del suo antenato Dagoberto" (2).


Pére G. Daniel 1722

Vedi: Pére G. Daniel 1722

Il Liber Historiæ Francorum lo ricorda con le parole "filium eius parvolum nomine Daygobertum" (3).

Poco prima di morire (4), Sigeberto affida a Grimoaldo il figlio Dagoberto.


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

Secondo il reverendo Daniel, "questo bambino non aveva che sette o otto anni quando il padre morì" (5). Approfittando della giovane età di Dagoberto, Grimoaldo provvede alla sua tonsura. Nel Liber Historiæ Francorum si legge: "Grimoaldus Daygobertum totundit" (6).


Liber Historiæ Francorum, cap.43.

Vedi: Liber Historiæ Francorum, cap.43.

François de Belleforest lo conferma: "Grimoaldo fa eseguire una tonsura dal vescovo di Poitiers Dodon".


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

Secondo François Eudes de Mézeray "Verso l'anno 653 Grimoaldo [...] fa eseguire la tonsura dal vescovo di Poitiers Didon" (7).


François Eudes de Mézeray 1687

Vedi: François Eudes de Mézeray 1687

Il piccolo Dagoberto viene dunque esiliato: secondo il Liber Historiæ Francorum "in Scocia", accompagnato dal vescovo di Poitiers, Didone Pectavense; anche de Belleforest parla di "Escosse", Jean du Tillet (1618) di "Ecosses" (8).


Jean du Tillet 1618

Vedi: Jean du Tillet 1618

De Mézeray parla piuttosto di Irlanda e di un monastero appartato; il reverendo Daniel mette d'accordo un po' tutti, scrivendo che "Didone vescovo di Poitiers [...] lo condusse in Ecosse" e in una nota a piè pagina specifica: "So bene che l'Hibernia [Irlanda], che veniva anche chiamata Isola degli Scozzesi, è stata in qualche occasione chiamata Scotia; ma a quanto racconta la Vita di San Vuilfrid, Dagoberto non raggiunse l'Hibernia se non dopo essere stato in Ecosse" (9).

Secondo François Eudes de Mézeray, "è probabile che [Grimoaldo] abbia diffuso la voce che il piccolo fosse morto" (10). Padre Daniel aggiunge che Grimoaldo "ne celebrò pubblicamente i funerali" (11). A seguito di ciò, Imnechilde, moglie di Sigeberto III e madre di Dagoberto, si rifugia quindi dal cognato Clodoveo II in Neustria (12).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Ma che ne è del piccolo Dagoberto? Padre Daniel ritrova nella Vita Wilfridi alcuni accenni al giovane figlio di Sigeberto III e li riporta così: "Lasciato in Scozia o in Irlanda ad un'età ancora tenera dal vescovo di Poitiers, che l'aveva accompagnato, vaga a lungo senza ricevere alcun aiuto, esposto a mille pericoli e in uno stato di grande miseria. Vi dimora per diversi anni senza osare di tornare in Francia, dove sapeva bene che non sarebbe stato al sicuro, e forse nasconde a tutti la sua identità col timore che qualcuno in Francia possa sapere di lui e mandare qualcuno ad assassinarlo. Mentre si trova in questa condizione, incontra un inglese di valore, Wilfrid, col quale fa conoscenza e a cui confida la propria miseria. L'inglese viene mosso a compassione, lo trattiene presso di sé e lo porta in Inghilterra" (13).


Pére G. Daniel 1722

Vedi: Pére G. Daniel 1722

San Wilfrid (~634-709), vescovo di York dal 664 al 678, è un personaggio chiave nella ricostruzione della vita di Dagoberto: è nella sua biografia scritta dal suo contemporaneo Eddius Stephanus, la Vita Wilfridi, che si racconta l'esilio di Dagoberto II (14).


Eddius Stephanus ~700

Vedi: Eddius Stephanus ~700

Intanto in Austrasia il governo di un Pepinide, Grimoaldo, incontra presto l'opposizione dei notabili del regno, che vogliono ripristinare la linea di sangue merovingia; è Clodoveo II ad intervenire dalla Neustria: secondo François de Belleforest, Grimoaldo e il figlio vengono catturati e fatti prigionieri a Parigi.


François de Belleforest 1573

Vedi: François de Belleforest 1573

Mézeray avanza anche l'ipotesi che i due siano stati uccisi (15); è della stessa opinione Jean du Tillet, secondo cui Grimoaldo viene imprigionato e condannato a morte per tradimento e lesa maestà e suo figlio Childeberto "l'adottato" ucciso in battaglia (16).


Jean du Tillet 1618

Vedi: Jean du Tillet 1618

Il regno di Clodoveo II sull'Austrasia dura poco: alla sua morte viene suddiviso tra due dei suoi tre figli: Clotario III e Childerico II. Clotario III ha soltanto cinque anni quando diventa il reggente della Neustria; fa le sue veci il maestro di palazzo Ebroin. Alla morte di Clotario III, è il terzo fratello Tierri III a succedergli. In Austrasia è Childerico II a diventare re, ma anch'egli non ha che 3 o 4 anni.

In Neustria si procede alla tonsura di Tierri III, che viene mandato nel monastero di Saint Denis, e Austrasia e Neustria si riuniscono nelle mani di Childerico II. Alla morte di costui, la situazione politica è molto confusa: per riportare al trono un sovrano di stirpe merovingia, Tierri III viene richiamato da Saint Denis e rimesso sul trono.

A proposito della morte di Childerico II, François Eudes de Mézeray riporta un fatto curioso: qualche anno prima del 1685 presso la chiesa di Saint Germain des Pres vennero ritrovate due sepolcri di pietra, l'uno accanto all'altro; contenevano i corpi di un uomo, una donna e un bambino. L'iscrizione "Childeric" e alcuni ornamenti reali fecero ipotizzare che si trattasse delle tombe di Chiderico II, di sua moglie e del figlio (17).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Continua de Mézeray: "persuasi dalla regina Imnechilde, vedova di re Sigeberto II (sic) [...] gli abitanti dell'Austrasia si ricordarono di quel Dagoberto che Grimoaldo aveva sottoposto a tonsura e relegato in Irlanda, e lo riconobbero re d'Austrasia, dove regnò per diversi anni" (18).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Accompagnato da Wilfrid (19) Dagoberto torna dunque in Francia e diventa legittimo re d'Austrasia: ad attestarlo c'è un cartulario ufficiale datato 1° agosto 677 in cui viene nominato "Dagoberctus rex Francorum" (20).


Karolus Augustus Fridericus Pertz 1872

Vedi: Karolus Augustus Fridericus Pertz 1872

Spiega de Mézeray che la figura di Dagoberto fu dimenticata per molti secoli e spesso confusa con quella dell'omonimo re Dagoberto I vissuto un secolo prima: "Questo principe restò sconosciuto per quasi mille anni, e le sue gesta vennero completamente ignorate o confuse con quelle di Dagoberto I. La storia avrebbe continuato a credere che fosse morto in un monastero irlandese, se i critici moderni - primo tra tutti Adrian de Valois - non l'avesse riportato alla luce dall'oscurità dei secoli tenebrosi e non avesse prodotto prove indiscutibili della sua esistenza" (21). Fa riferimento a de Valois anche padre Daniel, che scrive: "Dobbiamo a [Godefroy] Henschenius la rinascita della sua figura quando [...] ha riportato alla luce questo importante momento della nostra storia antica", aggiungendo in nota: "E' il signor Valois a rivendicare questa scoperta" (22).

In effetti in un libro dedicato ai tre diversi Dagoberto (23) Godefroy Henschenius (1600-1681) nel 1655 aveva per la prima volta distinto la figura del figlio di Sigeberto III da quelle degli altri due Dagoberto - l'uno suo antenato (Dagoberto I), l'altro pronipote (Dagoberto III).

Scrive ancora de Mézeray: "Il giovane Dagoberto regnò in un clima di pace e trascorse la vita nell'esercizio della pietà, raccogliendo reliquie, decorando le chiese e riconfermando le donazioni padre ai monasteri che aveva edificato suo padre" (24).

I vari autori ci hanno lasciato resoconti discordanti circa la morte del re. De Mézeray è dubitativo sin dal titolo del paragrafo in cui ne parla: "Si suppone che sia stato ucciso in una battaglia":

Ho letto in un autore di quei tempi che scoppiò una battaglia tra i re Thierry e Dagoberto nei pressi di Langres: da ciò qualcuno ha ipotizzato che Dagoberto vi perse la vita, dal momento che non si trova più nessuna notizia di lui da quell'anno in avanti, e si dice che il suo corpo venne portato a Rouen grazie alle cure caritatevoli di San Ouin e inumato nella chiesa di Saint Pierre, come riporta l'autore della biografia di questo arcivescovo (25).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Nel suo testo del 1687 de Mézeray racconterà la vicenda con toni simili, anche se ulteriormente dubitativi: "Dagoberto, caduto nelle mani dei suoi nemici, o per aver perso una battaglia, o per qualche altro incidente, venne ucciso. Il suo corpo venne portato a Rouen dove l'arcivescovo Ouin l'inumò nella chiesa di Saint Pierre. So bene che ci sono autori secondo cui visse ancora molto anni e che gli attribuiscono un figlio o più figli, ma ciò si basa a mio avviso su prove molto dubbie. Si ha notizia di un Dagoberto inumato a Stenai, in una chiesa innalzata a suo nome, dov'è onorato come martire. La sua leggenda vuole trattarsi di un re che venne assassinato in una foresta a due leghe di distanza da lì da suo figlioccio" (26).


François Eudes de Mézeray 1687

Vedi: François Eudes de Mézeray 1687

De Mézeray riporta l'esistenza di una chiesa dedicata a San Dagoberto a Stenay; l'autore è scettico sul fatto che si tratti dello stesso Dagoberto che ha governato sull'Austrasia: "Non può trattarsi dello stesso re di cui abbiamo parlato: esiste tuttavia qualche elemento che fa pensare si tratti di un membro della famiglia reale, ma si ignora di chi si tratti. Forse in futuro si scoprirà chi è" (27). Lo stesso dubbio è espresso da Alexandre Huguenin, che scrive: "Uno dei principali argomenti prodotti [contro l'ipotesi che sia lo stesso Dagoberto] è il fatto che Goffredo di Buglione, nel concedere il privilegio del priorato di San Dagoberto di Stenay ai religiosi di Gorze, non attribuisce mai al patrono della chiesa il titolo di Re" (28).

Secondo padre Daniel, Dagoberto venne ucciso "durante una caccia nella foresta di La Voivre" (29). Il Martyrologium Adonis è ancora più preciso, fissando l'omicidio al decimo giorno delle calende di gennaio, che Alexandre Huguenin fa corrispondere al 23 gennaio (30). Huguenin riporta anche un manoscritto anonimo scritto presso l'abbazia di Gorze in cui si racconta che Dagoberto morì sotto una quercia nei pressi di una fontana chiamata Aphays, ucciso da un figlioccio chiamato Grimoald (31).

In definitiva, non esistono fonti precise che ci consentano di capire dove e come morì Dagoberto II. La questione più importante e delicata, però, riguarda la discendenza di Dagoberto: ebbe dei figli? E in caso positivo, che fine fecero?

Note
(1) François de Belleforest, Les Chroniques et Annales de France dez l'origine des Francoys et leur venues es Gaules, Parigi: 1573 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.7 e segg.)

(2) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(3) Liber Historiæ Francorum cap. 43 cit. in Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, Hannover: 1888, t.II, p.316. Il Liber riporta anche il nome di una figlia di Sigeberto III, chiamata Bilichilde (in t.V, nota 2, p.290).

(4) Secondo Mézeray la morte sarebbe avvenuta il 1° febbraio 650 o lo stesso giorno del 654 in François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.).)

(5) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(6) Liber Historiæ Francorum cap. 43 cit. in Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, Hannover: 1888, t.II, p.316.

(7) Si noti la discrepanza tra le due date: nel testo viene riportato l'anno 653, all'esterno del paragrafo l'anno 663. La data del 653 è verosimile soltanto se si accetta l'ipotesi precedentemente avanzata dallo stesso de Mézeray, secondo cui Sigeberto III sarebbe morto nel 650.

(8) Jean du Tillet, Recueil des rois de France, leurs couronne et maisons. Ensemble, le rang des grands de France, Parigi: Mettayer, 1618 (disponibile su Gallica), p.31

(9) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(10) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.245

(11) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(12) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.245 e François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.)

(13) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(14) Eddius Stephanus, Vita Wilfridi I episcopi eboracensis, ~700 cit. in Wilhelm Levison, Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, vol.6, Hannover: 1913 (disponibile su Monumenta Germaniae Historica), p.170

(15) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.245

(16) Jean du Tillet, Recueil des rois de France, leurs couronne et maisons. Ensemble, le rang des grands de France, Parigi: Mettayer, 1618 (disponibile su Gallica), p.31

(17) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.260

(18) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.261

(19) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(20) Cit. in Karolus Augustus Fridericus Pertz, Diplomata regum Francorum e stirpe Merovingica, Hannover: 1872 (disponibile su Monumenta Germaniae Historica), t.I, cartulario 45, p.42.

(21) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.261

(22) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(23) Godefroy Henschenius, De tribus Dagobertis francorum regibus diatriba, Anversa: 1655

(24) François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.), p.261

(25) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685

(26) François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.).

(27) François Eudes de Mézeray, Abrégé chronologique de l'histoire de France, Lione: 1687 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 3, pp.17 e segg. e Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.32 e segg.)

(28) Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.457

(29) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(30) D. Georgius, Martyrologium Adonis, Roma: 1745, t.I, Martii, p.19 cit. in Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.449.

(31) Nouvelle histoire de Metz, manoscritto della biblioteca di Metz, t.I, p.57 cit. in Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.451.

» 13. Ci fu un Sigeberto IV?

Ci fu un Sigeberto IV?
Secondo una leggenda relativa a Sant'Arbogasto (?-678), vescovo di Strasburgo, Dagoberto avrebbe sposato una duchessa "sassone" chiamata Mathildis, e da lei ebbe un figlio che chiamò Sigeberto. Tale leggenda venne registrata per la prima volta nella Vita Arbogasti, scritta nel X secolo (1). Secondo il genealogista Christian Settipani la Vita Arbogasti è una fonte dubbia perché farebbe riferimento piuttosto a Dagoberto I, che in effetti ebbe un figlio chiamato Sigeberto (il Sigeberto III padre di Dagoberto II) e una moglie dal nome simile: Nanthildis (2). In effetti, all'epoca in cui la leggenda viene registrata per la prima volta c'è grande confusione tra i tre diversi Dagoberto, e solo a metà del XVII secolo Godefroy Henschenius provvederà a chiarire le distinzioni.

Ulteriore confusione è dovuta - per lo stesso motivo - ad un testo scritto all'inizio dell'VIII secolo: la Vita Amandi Episcopi I (3), dove si racconta la vita di Sant'Amando (~584–675). Tra gli episodi citati, uno vede come protagonisti Dagoberto e la moglie nel gesto di battezzare il figlio Sigeberto. Sebbene alcuni abbiano pensato che si trattasse di un riferimento al figlio di Dagoberto II, ciò è scorretto: l'anonimo autore si riferisce infatti a Dagoberto I e a suo figlio Sigeberto III.

La debolezza dell'ipotesi che Dagoberto abbia avuto un figlio ha un'eco sugli autori che riprenderanno la leggenda di San Arbogasto e la Vita Amandi. Nel 1685 de Mézeray si esprime in modo molto dubbioso sull'esistenza di un figlio, scrivendo esplicitamente:

In quei giorni morì Dagoberto, re d'una parte d'Austrasia. So bene che ci sono autori secondo cui visse ancora molto anni e che gli attribuiscono un figlio o più figli, ma ciò si basa a mio avviso su prove molto dubbie; e se ebbe un figlio, non si può dire che sopravvisse a suo padre, a meno che non si voglia concedere il beneficio del dubbio a qualche genealogista moderno che ne ha bisogno per far quadrare i suoi conti (4).


François Eudes de Mézeray 1685

Vedi: François Eudes de Mézeray 1685

Nel 1702 Vincent de Nancy riporta il nome della principessa anglosassone "Mechtilde", da cui Dagoberto avrebbe avuto un figlio chiamato "Sigebert" (5):


R.P. Vincent de Nancy 1702

Vedi: R.P. Vincent de Nancy 1702

Vent'anni più tardi, nel 1722, il reverendo Daniel è notevolmente più cauto nell'attribuire a Dagoberto un figlio:

Qualche antico documento attribuisce a questo Dagoberto un figlio chiamato Sigeberto, che si suppone sia stato ucciso con lui, e quindi il trono d'Austrasia rimane vacante (6).


Pére G. Daniel 1722

Vedi: Pére G. Daniel 1722

Un dato è certo: nonostante il trono sia vacante, nessuno dei figli di Dagoberto viene considerato tra i possibili eredi. Lo conferma Vincent de Nancy, che scrive:

Quanto al principe Sigeberto, figlio di Dagoberto, apparentemente morì nello stesso momento del padre, o poco dopo; infatti l'autore che ha proseguito la cronaca di Fredegario ha scritto che i Re, vale a dire Dagoberto e suo figlio Sigeberto, sono morti in Austrasia, Defunctis Regibus (7).


R.P. Vincent de Nancy 1702

Vedi: R.P. Vincent de Nancy 1702

Per inciso, Alexandre Huguenin attribuisce a Dagoberto II tre figlie femmine: Adéla, Irmina e Régentrude (8).


Alexandre Huguenin 1862

Vedi: Alexandre Huguenin 1862

In conclusione, l'esistenza di Sigeberto è dubbia, fondandosi su fonti primarie da analizzare con cautela e che potrebbero riferirsi ad un omonimo. Si può affermare invece con certezza che nessun cronista noto l'ha mai identificato con il numero ordinale IV, né esistono resoconti della sua vita che possano far pensare ad una sua eventuale fuga verso l'antica Rennes-le-Château - come invece verrà affermato, senza produrre alcuna evidenza, nel corso del XX secolo.

Altresì non ci sono documenti che attestino il fatto che Dagoberto avrebbe avuto il presunto figlio in seconde nozze da una principessa chiamata Gisele du Razès; la donna, che verrà chiamata in causa nel corso del Novecento da Pierre Plantard, se mai esistita non ha lasciato alcuna traccia di sé - e viene da chiedersi, dunque, in che modo i genealogisti citati dal francese possano aver raccolto la notizia della sua esistenza, del suo matrimonio e della sua discendenza.

La Storia si limita a constatare l'assenza di eredi nella linea di Dagoberto II; il potere passa, quindi, nelle mani di un Pepinide estraneo alla dinastia merovingia: Pépin d'Héristal (~640-714), nipote di Pépin de Landen.

Gli ultimi re merovingi, ormai chiamati "fannulloni", saranno sempre fedeli ai Pepinidi e in pochi anni perderanno tutto il loro potere. A Pépin d'Héristal succede il figlio Carlo Martello (685-741) e a costui il figlio Pipino il Breve (715-768).

L'ultimo dei re Merovingi è Childéric III (714-753): alleatosi con il Papa, Pipino il Breve procede alla tonsura di Childéric, privandolo così di ogni potere e rinchiudendolo nel monastero di Saint Bertin a Saint Omer. Pipino si impadronisce del titolo di re dei Franchi nel 751, diventando così il primo re della dinastia Pepinide, che dal suo discendente Carlo Magno prenderà il nome di dinastia Carolingia.

Note
(1) Riprodotta in Patrologia Latina, t.134, Migne: 1853.

(2) Christian Settipani, La préhistoire des Capétiens, 1993, p.109

(3) La Vita Amandi Episcopi è riprodotta nei Monumenta Germania Historica - Scriptorum Rerum Merovingicarum, vol.5, Hannover: 1910 (è disponibile nei Monumenta Germaniae Historica)

(4) François Eudes de Mézeray, Histoire de France, Parigi: 1685, p.268

(5) R.P. Vincent de Nancy, Histoire fidelle de Saint Sigisbert XII roy d'Austrasie et III du nom avec un abregé de la vie du roy Dagobert son fils, Nancy: 1702 (ora in allegato a Louis Vazart, Dagobert II et le mystere de la cité royale de Stenay, Parigi: 1983), "La Vie de Saint Dagobert", p.13

(6) Pere G. Daniel, Histoire de France depuis l'établissement de la monarchie françoise dans les Gaules, Parigi: 1722 (parzialmente riprodotto in Les Cahiers de Rennes-le-Château 5/6, pp.47 e segg.)

(7) R.P. Vincent de Nancy, Histoire fidelle de Saint Sigisbert XII roy d'Austrasie et III du nom avec un abregé de la vie du roy Dagobert son fils, Nancy: 1702 (ora in allegato a Louis Vazart, Dagobert II et le mystere de la cité royale de Stenay, Parigi: 1983), p.44

(8) Alexandre Huguenin, Histoire du Royaume Mérovingien d'Austrasie, Parigi: 1862 (disponibile su Google Books), p.453



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